Donne Vampiro: figure sanguigne nel Medioevo e Rinascimento_2

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Nel Medioevo avviene il passaggio dall’incorporeo al corporeo, dal demone femmina alla donna-strega, dotata di una fisicità umana ma, come le sue antenate mitologiche, anche di desiderio di sangue e di seduzione mortale. Se nell’antichità i vampiri vengono considerati creature mai umanamente vive, il cui effetto è focalizzato sulla privazione di sangue come simbolo di morte, in epoca più moderna il concetto viene rovesciato: depredare la vittima dei suoi fluidi vitali significa mantenersi in vita, vale a dire assunzione di sangue uguale immortalità.

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Se non è affatto dimostrato che il Dracula originale (Vlad Tepes) vampirizzasse le sue vittime, un caso inquietante e reale è costituito da Erzsebet Bathory (Alžbeta Bátoriová in slovacco, Nyírbátor,1560 – Csejthe, 1614), la contessa sanguinaria della Transilvania. Colta e molto bella, Erzsebet discende da una nobile famiglia, alleata di Vlad Tepes durante l’ascesa al potere di quest’ultimo, dalla quale eredita sicuramente tare mentali sado-masochistiche e tendenze sessuali deviate: la zia Karla Bathory la inizia al piacere della flagellazione, e questo, unitamente ai feroci costumi del tempo a cui la giovane quotidianamente assiste, nonché alla pratica di riti occulti e a una sfrenata tendenza al narcisismo, ha come risultato un’esplosione di follia omicida. A undici anni è fidanzata a Ferenc Nadasdy, aristocratico  consigliere del re e comandante dell’esercito ungherese, e si trasferisce nel di lui Castello di Sárvár, vicino al confine austriaco. Si sposano quattro anni dopo. Il marito è un uomo crudele, torturatore e affascinato dall’occulto, quasi sempre lontano a combattere i turchi. Durante una delle tante e lunghe assenze del marito, Erzebeth, responsabile del castello, approccia la magia nera.

La vita al castello

La vita al castello

Convinta che bagni e boccali di sangue quotidiani rendessero immortale la sua bellezza, viene riconosciuta colpevole dell’uccisione di oltre seicento fanciulle – gli studiosi ne accreditano circa la metà – la maggior parte torturate e dissanguate nel castello di Sárvár, ma anche in quello di Csejthe (o Čachtice, acquisito nel 1602), a Vranov nad Topľou, Bratislava, Vienna, Fúzer  e durante i viaggi fra le sue tante residenze. Colta sul fatto dal conte palatino Juraj Thurzo, è reclusa nel suo stesso castello di Csejthe, dove muore qualche anno dopo.

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I resti del castello di Csejthe

Questa inquietante figura è stata sicuramente quanto di più simile a un vampiro sia realmente e storicamente esistito: “Erzsebet Bathory aveva bisogno della morte visibile, elementare, materiale, per poter morire di quella morte figurata che è l’orgasmo” racconta Alejandra Pizarnik nelle pagine di La contessa sanguinaria.

Altra figura storica in qualche modo coinvolta nella tradizione vampirica è Barbara di Cilli  o di Celje, ovvero Barbara/Barbora Celjská o Cillei Borbála (Celje 1392? – Melnik 1451) vissuta due secoli prima della Contessa Sanguinaria ma con molti elementi in comune: nobile, giovane, bellissima, lasciva, potente, crudele.

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Barbara di Cilli raffigurata come venere guerriera

Sempre vestita in nero, da cui l’appellativo di Regina Nera, Barbara è una delle figlie del conte Ermanno II di Cilli e, come tradizione vuole, va sposa a un monarca già imparentato con la sua famiglia: dalla sua stirpe avranno origine le principali dinastie europee. Cover Barbara Celjska

Se Erzebet Bathory è una figura nota quasi come lo stesso Vlad Tepes, Barbara di Cilli presenta ambigue sfumature di “lettura”, non tutte completamente esplorate, alcune trasformate in leggende e favole nere.  Accanto alla connotazione storica di questa nobildonna, Sacra Romana Imperatrice in quanto sposa di Sigismondo di Boemia (figlio cadetto dell’imperatore Carlo IV) abbiamo un volto più oscuro: alchimista e studiosa dell’occulto,viene soprannominata la Messalina di Germania, fonda assieme al marito l’Ordine del Dragone – simboleggiato dall’Uroboro – e partecipa con numerosi intrighi alla cruenta vita di potere dell’epoca. Il popolo la temeva e ne pronunciava malvolentieri anche il nome. Sul suo conto sono fiorite molte leggende emerse dall’esoterismo più oscuro: secondo una di esse, sarebbe morta avvelenata e poi riportata a vita vampirica da Sigismondo grazie al “Rituale Magico di Abramelin il Mago”, noto grimorio del XV secolo (circa).

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