Zona Nera. Sant’Anna di Stazzema, 12 agosto 1944-[1]

Introduzione

Io so. […] Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti […] di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove.”

[Pierpaolo Pasolini]

Col di cava

Col di Cava

Sant’Anna di Stazzema è un paesino di mezza montagna, alle pendici delle Apuane in Alta Versilia. Per arrivare c’è una sola strada, stretta e mal tenuta, che si imbocca sulla via Sarzanese poco dopo il paese di Capezzano Pianore. Si comincia a salire, curve e tornanti per dieci chilometri, fino alla piazza della chiesa. C’è una meravigliosa vista da lì. E tanto silenzio.

Nell’agosto del ’44 la situazione è diversa: né silenzio né pace. I ritmi antichi della montagna sono stravolti dalla seconda guerra mondiale, combattuta e subita su più fronti, con le armi o senza. Nel bene e                                                                                         nel male, nessuno è stato risparmiato.

Italy-SantAnna-di-Stazzema-Civilians-massacre-by-Nazi-SS-German-officers

Le vittime accertate sotto i sedici anni

Il 12 agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema è stata oggetto di una delle stragi più cruente compiute in Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre. Sul numero complessivo delle vittime non c’è ancora accordo, nonostante la sentenza del processo svoltosi a La Spezia ne indichi tra le 457 e le 570 circa. Alcune fonti riportano 393 morti accertate[2], riferendosi al fatto che un numero imprecisato di corpi fu reso irriconoscibile dal fuoco. Giorgio Giannelli ne indica 430 più altre 2 decedute per le ferite nel periodo successivo.[3] Altre[4] sostengono che furono molte di più a causa della compiacenza degli allora organismi locali collusi col nazifascismo. Bertelli e Vezzoni indicano 327 vittime accertate[5]. Di alcune vittime conosciamo il come e il perché, di altri (Quanti sono? Chi sono?) non sappiamo niente.[6] E’possibile la presenza di nuclei familiari, provenienti chissà da dove, di cui non venne denunciata la scomparsa, in quanto gli eventuali congiunti ne persero le tracce nel vortice della guerra[7]. O di altri completamenti sterminati, di cui nessuno ha potuto presentare la denunci di morte[8].tucci

A settantuno anni di distanza, su quanto successe quel terribile mattino non è stata fatta  luce completa: se il Tribunale Militare di La Spezia ha condannato dieci ex SS,[9] chi furono i fascisti e i repubblichini corresponsabili della strage, la cui presenza è confermata in varie testimonianze dei sopravvissuti? E quale parte ebbero (o non ebbero) i partigiani nella dinamica degli eventi? Leggendo deposizioni, memorie e saggistica sembra che una cappa di omertà sia scesa  su quanto accaduto.

Lapide in località Baccatoio

Lapide in località Baccatoio

Nel 2013 è uscito un libro, “E’successo anche a te”,[10] in cui l’autore –  Enio Mancini, testimone sopravvissuto e portavoce principale della ricostruzione ufficiale – si domanda “Perché fecero questo?”. Oggi abbiamo delle risposte, accreditate e non, ma non basta. Oggi bisogna chiedersi “Perché non sono venuti fuori gli altri nomi?”. Anche in tempo di guerra l’omicidio è un crimine.

All’alba di quel 12 agosto, la 16° SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer SS, 35° Reggimento, II Battaglione, parte della 36° Brigata Mussolini di Lucca e membri variamente inquadrati nelle forze militari di Salò, salgono a Sant’Anna di Stazzema. In tre ore o poco più la comunità è annientata: con molte frazioni in fiamme, i beni distrutti o depredati e centinaia di persone uccise, il paese non si riprenderà più. Raccontare quel giorno è difficile. Tante cose non si sanno, molte si contraddicono, altre sono sepolte nei “segreti” di famiglia. La maggior parte dei sopravvissuti è deceduta e le testimonianze si sono modificate nel tempo. Le cause possono essere tante: dolore, sfiducia, rabbia e impotenza. Forse minacce, forse offerte che non si poterono rifiutare. Il risultato è una cappa di mutuo silenzio calata su ciò che i sopravvissuti chiamano “il fatto”, nella quale solo di recente ha cominciato a mostrarsi qualche crepa.

Accanto alla memoria singola e comunitaria, ciò che resta di verificabile sono frammenti: memoriali, bollettini di guerra, atti di processi, qualche foto. Un piastrino IMI.[11] Altri documenti che all’improvviso spuntano fuori. Altri, ben nascosti, forse non si troveranno mai.

insignia SS“Situazione delle bande  – Armeeoberkommando 14/XIV. Panzer-Korps Truppe […]270 banditi abbattuti. Un punto di appoggio delle bande, un km a nord di 183/30 [= Sant’Anna] dato alle fiamme.[…]”[12]

prete-indifeso-in-una-storia-a-met“Quando arrivai io, nel pomeriggio del giorno 13, trovai intorno alla croce di marmo che si erge sulla piazza medesima un gran cumulo di cadaveri arrostiti, irriconoscibili. Durante il loro seppellimento, che feci il giorno appresso, mediante l’opera misericordiosa di trentadue uomini, non potei tener conto che dei teschi, risultando in numero di 132, in quanto i cadaveri non erano ormai che un orripilante ammasso di carname in avanzata putrefazione. Furono distinti soltanto i cadaveri di 24 donne e i teschi di 32 bambini.” [13]

 

Angiolo Berretti, I bambini ci guardano, Oliviero Toscani

Angiolo Berretti, I bambini ci guardano, Oliviero Toscani

“Sono passati quasi settant’anni, ma non per me. Io non ho dimenticato. Non posso, non voglio. Di niente sono sicuro come di questo: non dimenticherò mai ciò che è stato, ciò che i miei occhi hanno visto. Mai, nemmeno se campassi mille anni. E poi mille e mille altri ancora… MAI”.[14]

Di sicuro quel giorno c’è stata una mattanza nazifascista di centinaia fra vecchi, donne e bambini. Quello che succede in poche ore a Sant’Anna non è chiaro neppure dopo il processo svoltosi a La Spezia (2004/2007) che ha condannato all’ergastolo in contumacia dieci SS: sottotenenti Gerhard Sommer, Georg Rauch, sergenti Alfred Schöneberg, Werner Bruss[15], Heinrich Schendel, Heinrich Ludwig Sonntag, Alfred Concina, Karl Gropler, Horst Richter, caporalmaggiore Ludwig Göring, tutti appartenenti alle quattro compagnie della sedicesima divisione corazzata “Reichsfurer”.[16] Il capo d’imputazione è “concorso in violenza con omicidio contro privati nemici pluriaggravata e continua” per nove di loro[17]. Di fatto, si tratta di un ergastolo simbolico, in quanto la Germania ha archiviato il procedimento penale e negato l’estradizione: i condannati hanno sempre vissuto come liberi cittadini. Dei dieci ex SS, a marzo 2016, solo due sono ancora in vita.

Gherard Sommer

Gherard Sommer

Una “giustizia ingiusta”[18] non per l’innocenza degli imputati, ma per l’inammissibile ritardo con cui questo processo è stato celebrato a causa dell’occultamento dei fascioli relativi alle stragi nazifasciste operato dallo Stato Italiano, che ha bloccato la verità per sessant’anni: gli assassini furono molti di più, non si sono potuto definire le responsabilità personali degli imputati – tranne per un reo-confesso – e nulla si è fatto per indagare sulle responsabilità degli italiani fascisti e partigiani.

memorial-santanna-closeup

Per ricostruire i fatti e trovare una spiegazione è necessario sia allargare l’obiettivo spaziale e temporale sulle vicende, sia restringerlo seguendo i protagonisti più significativi di cui abbiamo riscontri certi nelle loro vicissitudini prima e durante quel giorno. Ovvero, non solo “chi, cosa, quando, dove, perché[19], ma anche come.

 

COSA 

Particolare MuncadoraTi sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole. […]

La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

 

 Se fosse possibile vedere tramite un filmato in presa diretta quanto è stato analizzato in migliaia di pagine, la sequenza dell’eccidio sarebbe frenetica, in uno spazio molto ristretto – la conca di Sant’Anna è un anfiteatro naturale –  ma senza un punto focale: quasi tutte le scene sono in contemporanea, a pochi passi l’una dall’altra, praticamente a portata di voce. La gente viene presa, ripresa, spinta avanti e indietro a volte senza motivo evidente dai nazifascisti, qui uccisa, lì graziata. Le famiglie si dividono, scappano qua e là, muoiono o sopravvivono per un caso, per un secondo, per aver preso una via al posto di un’altra. Poi il ritmo rallenta e sono possibili inquadrature soggettive: gli attori di questo immaginario filmato hanno – per l’80%  – sui vent’anni o meno, vittime e carnefici.

Poco dopo le dieci di mattina tutto è compiuto[21]. Sul piazzale della chiesa ci sono cadaveri ovunque, accatastati presso la tomba dei Moriconi, vicino alla porta , ai calci dei platani, sul pendio sotto il sagrato. Fra la chiesa e il campanile, otto morti in cerchio[22], di cui uno legato su una sedia e una coperta addosso [23]. Corpi femminili denudati[24], il cui numero varia a seconda delle testimonianze e del tempo trascorso. Il cadavere del parroco Don Innocenzo Lazzeri. E ancora, dietro il campanile, i corpi di alcuni portatori di munizioni[25]. Davanti al monumento ai Caduti della Grande Guerra, un tappeto di bossoli lasciato dalle due mitragliatrici MG42 (Maschinengewehr 42) utilizzate dai nazifascisti.

La Chiesa: al platano. Archivio Vangelisti

La Chiesa: al platano. Archivio Vangelisti

Nelle borgate altri cadaveri, a mucchi, nelle case che bruciano, davanti alle porte, qua e là sulle piane, nei fossi, fra gli alberi: alcuni, sotto le macerie, riceveranno sepoltura dopo un anno e sette mesi.  In un viottolo il corpo di una donna, la gonna alzata, il viso coperto di mosche. Accanto, povere cose di tutti giorni: un gomitolo di filo, del riso, una sveglia.[26] E poi carcasse di animali bruciati nelle stalle o abbattuti sui sentieri, dai più grossi a quelli da cortile. Mannelli di grano e paglia dati alle fiamme.

Archivio Vangelisti

Archivio Vangelisti: presso la tomba Moriconi

L’incubo ha fine a Sant’Anna ma continua più in basso. I nazifascisti scendono verso Valdicastello per tre diversi sentieri [27]e uccidono quanti incontrano almeno fino ai Mulini di Sant’Anna: una lunga scia di morti tra canti scomposti e il suono di un’armonica. Fra le borgate si spengono le voci, ma continua il crepitare del fuoco, il rombo dei muri che si sgretolano, del legno che brucia. A pochi chilometri più in basso, la gente della Culla vede un fumo nero salire dal paese.

Ma per le centinaia di vittime non c’è ancora pace: arrivano gli sciacalli a depredare i cadaveri, nelle piane, nelle case e sulla piazza della chiesa. Si sa, chi scappa porta addosso soldi e valori. Per mascherare i furti, alimentano e appiccano il fuoco ai corpi con quello che trovano, mobili, materassi, paglia. Il rogo continuerà per giorni.

Iniziano le urla dei sopravvissuti.

Image15 La Chiesa dopo l’eccidio.

[1] http://www.lindro.it/pasolini-io-so/2/ : Pier Paolo Pasolini,  Cos’è questo golpe? ‘Corriere della Sera‘, 14 novembre 1974 – See more at: http://www.lindro.it/pasolini-io-so/#sthash.dHWYF3yO.dpuf

[2] Enio Mancini, op. cit., 2014

[3]Giorgio Giannelli, Versilia: La strage degli Innocenti, 1994 pg 225

[4] Giannelli?

[5] Giuseppe Vezzoni, un prete indifeso in una storia a metà, 2014, pg72

[6] http://www.eccidinazifascisti.parma.it/page.asp?IDCategoria=909&IDSezione=0&ID=116513

[7] Giannelli, idem la strage degli Innocenti, pg 225

[8] Giannelli idem pg 227

[9] Il processo, http://www.santannadistazzema.org/immagini/Sentenza_Stazzema.pdf

[10] Enio Mancini, Sant’Anna di Stazzema – 12.08.1944. Lo hanno fatto anche a te: Warum? I perché dell’Eccidio

[11] Internati Militari Italiani

[12] il Bollettino dell’Ufficio Informazioni della 14ªArmata tedesca riferisce: http://www.regione.toscana.it/documents/10180/347901/Azioni_tedesche_contro_i_civili_in_Toscana.pdf/7a6237f9-e1f3-4256-a033-2ab77a8e85f8 Testo intero: 134. Nome: Data: 12 – 13 agosto 1944 Area: Alpi Apuane, area di Sant’Anna di Stazzema, Valdicastello (Lucca) Tipo: operazione di rastrellamento Comando: Armeeoberkommando 14/XIV. Panzer-Korps Truppe: 16. SS-Panzer-Grenadier-Division “RFSS”: II./SS-Panzer-Grenadier-Regiment 35; prob. SS-Panzer-Regiment 16; 4./SS-Panzer-Aufklärungs-Abteilung 16; SS-Feld-Ersatz-Bataillon 16; Perdite: a) 2 feriti (8. compagnia); b) 12/08: “270 banditi uccisi, 7 depositi di munizioni distrutti e 2 località date alle fiamme”*; “Catturati altri 353 civili sospetti tra i quali 68 identificati come facenti parte delle bande (vengono ancora interrogati), 209 inoltrati al centro di raccolta di Lucca”**; “11 depositi di munizioni fatti esplodere, un grande impianto di cucine distrutto. Parte di un deposito di vestiario messo al sicuro. 270 banditi abbattuti. Un punto di appoggio delle bande, un km a nord di 183/30 [= Sant’Anna] dato alle fiamme. Qui catturati 68 banditi, 5 dei quali appartengono al comando [partigiano]. 208 uomini sospettati di appartenere alle bande condotti al centro di raccolta per l’Arbeitseinsatz Lucca”***;[[BA-MA = Bundesarchiv-Militärarchiv, Friburgo]

[13] Don Giuseppe Vangelisti, testimone oculare

[14] Angiolo Berretti, da Marco Piccolino. Testimonianza raccolta dal nipote Andrea Brunini

[15] https://www.youtube.com/watch?v=WeuVsUY7s7k

[16] Gli archivi della Divisione Reichsfurer furono dstrutti – Giustolisi 1339

[17] http://www.santannadistazzema.org/immagini/Sentenza_Stazzema.pdf. Per Goring, “ concorso in violenza con omicidio contro privati nemici pluriaggravata in concorso  formale e continuata”. Un undicesimo indagato della stessa divisione, VI compagnia, è stato di recente aggiunto alla lista: Alfred Baugmart.

[18] Giuseppe Vezzoni, Un prete indifeso in una storia a metà, ed 2014 pg

[19] Regola giornalistica delle “cinque W”.

[20] Wisława Szymborska,

[21] Circa le 5.00 del mattino. E’ stata rinvenuta una sveglia, bruciata ma non distrutta, ferma sulle 7.50 am  nella catasta dei corpi sulla piazza della Chiesa. Considerando che nell’agosto ’44 era in vigore l’ora legale, mentre la gente del luogo faceva principalmente riferimento a quella solare, l’ora della fine della strage non è definibile con sicurezza: poco prima delle 8.00 o poco prima delle 9.00 am.

[22] Tra essi Giancarlo Orsi di 7 anni, nipote di Francesco. Navari, sfollati ai Merli in casa di Argentina Berretti. http://marcopiccolino.org/Rivista/Angiolo%20Berretti%20Testimonianza.pdf

[23] Francesco Navari di 81, idem

[24] Si presume Argentina Berretti, di 46 anni e Maria Luisa Scalero (17) e Rosetta Scalero (21), idem

[25] (da sei a otto, tra questi Nello Da Prato e Enzo Silicani, entrambi di Pietrasanta, rispettivamente di 36 e 12 anni), idem

[26] Gierut pg 128, Massimo Pellegrini di Fabbiani (18 morti)

[27] http://memoria.comune.massa.ms.it/sites/memoria.comune.massa.ms.it/files/stragilineagotica2%20.pdf

 

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