Chernobyl: Storia di un’Apocalisse [4]

Attenzione! Alcune immagini possono disturbare la sensibilità dei lettori

 

La Foresta Nera e la Foresta Rossa: mutazioni 

Etimologia: чорнобиль (chornobyl), nome ucraino per Artemisia Vulgaris (o A.Comune/ Assenzio). Un etimo alternativo indica la combinazione delle parole чорний (chorniy, nero/amaro) e билля (bylya, fili d’erba o steli), ovvero erba nera/amara.

La cosiddetta Foresta Rossa (Рудий ліс) – 2 km a Ovest dell’ex-centrale  – era un bosco di conifere noto prima dell’incidente come Foresta d’Erba Nera o Foresta dell’Assenzio: su questo nome, che indica il genere botanico Artemisia (in particolare la specie Absintium) sono fiorite associazioni catastrofiste con le immagini bibliche dell’Apocalisse di Giovanni: in ucraino, assenzio si dice appunto chornobyl.
Nei giorni immediatamente successivi all’incidente, circa 400 ettari di bosco – per lo più pini scozzesi – furono colpiti in pieno da una delle scie radioattive, e assunsero un’intensa colorazione rosso ruggine prima di seccare: il fall-out rilevato da un’apposita commissione nel settembre 1990 (First International Conference on the Biological and Radiological Aspects of the Chernobyl Accident), risultò essere pari a 4,81 GBq/m2.

Foresta Rossa

Oggi la Foresta Rossa non esiste più: gli alberi sono stati, per la maggior parte, abbattuti e seppelliti e al loro posto si estende un’area spoglia e segnata dalle cicatrici della successiva bonifica.

L’urgenza spasmodica di arginare il disastro portò a scelte forse inevitabili ma sicuramente infauste: la maggior parte degli alberi morti fu sradicata e sepolta in lunghi fossati, dai quali la contaminazione radioattiva filtrò nelle falde acquifere sottostanti.
“Il terzo delle acque amare” di biblica memoria costituisce effettivamente un dato realistico.

 

 

 

Tuttavia, la vita non si è estinta, anzi: piante e animali selvatici hanno preso possesso di quest’area libera dalla presenza dell’uomo, per il quale, evidentemente, gli effetti delle radiazioni sono molto più letali. Ciò che veramente si cela in questo che rimane uno dei siti più contaminati della Terra, è tuttora oggetto di studi: nel numero di novembre-dicembre 2006 della rivista American Scientist, Ronald K. Chesser e Robert J. Baker affermavano che “è difficile dare un senso preciso ai dati per poter giungere a conclusioni sicure, e ancora oggi non è possibile fare un accurato bilancio delle malformazioni causate dall’incidente”.
A volte è difficile separare la verità dalla paura: non ci sono prove di piante completamente bianche e con la clorofilla rossa, di strani fiori dai colori mai visti o di insetti giganteschi, come raccontano alcune testimonianze. Eppure, i pochi dati oggettivi raccolti sono quanto meno inquietanti: alberi trasformati in arbusti striscianti e contorti (secondo James Morris, biologo, non sarebbero più in grado di determinare la corretta direzione di crescita), pini dai germogli lunghi fino a 14 cm a causa del radiomorfismo. Fu notato dagli studiosi che queste piante-mostro furono velocemente eliminate dalla selezione naturale, come le prime generazioni di alcune specie animali.

Gigantismo

 

 

 

 

 

 

 

Genetics and botanical experts noted that many plants were victims of gigantism in the year following the disaster. These monster plants were soon eliminated by natural selection Photograph: Igor Kostin/Corbis Facebook Twitter Pinterest

Gigantismo nelle piante, by Igor Kostin/ Corbin

E gli animali?

Pesci colpiti dalle radiazioni, sono saltati fuori dalle piscine di raffreddamento: anorlmalmente grandi e flaccidi. by Kostin/Corbis

La fauna non manca. Uccelli con piume caudali anomale, colonie di alci, cavalli, lupi e altri mammiferi nei quali sono state registrate significative mutazioni del DNA. Un trionfo della natura, le cui caratteristiche sono tuttavia molto diverse dalla quella che viene considerata una normalità di specie.

Lupi cacciano nella Zona

 


Rondini con tracce di albinismo, puledri le cui zampe si biforcano sotto le ginocchia, maiali senza occhi e vitelli a due teste (slide 11) sono stati le espressioni più eclatanti, ma non sempre l’immediata evidenza costituisce il problema principale: se alcuni scienziati scorgono una positiva rinascita di questo luogo in cui l’uomo non è più la specie dominante, altri sospettano che la vera eredità di Chernobyl sia ancora da svelare.

Mutazioni animali

Studi recenti sull’effetto delle radiazioni nella fauna locale si trovano qui.

Il professor Timothy Mousseau nel 2016 rilascia un’intervista. Facciamo parlare le immagini allegate:

Topo con cataratta primaria

 

Rondine sana e rondine con formazione tumorale a lato del becco.

A fine 2014, il biologo ucraino Sergei Gashchak, ha individuato nella Zona un orso bruno

A oggi, la Zona è diventata un’improbabile santuario per la fauna più sfuggente tra cui la Lince, il Bisonte europeo – in via di estinzione – e una crescente popolazione di cavalli di Przewalski, una razza equina selvatica molto rara che si è adattata e moltiplicata molto bene in quest’area: le mandrie stanno cominciando espandersi in altre zone.

Tuttavia, anche se la rinascita della fauna selvatica nella “zona” è ampiamente riconosciuta, si è capito ancora molto poco dell’effetto radiattivo su flora e fauna. ” Non stiamo dicendo che la la radioattività non sia pericolosa, ma è possibile che senza l’uomo, lo stress della contaminazione sia in qualche modo gestibile da parte degli animali” dice il Professor Mike Wood, del progetto Transfer. Una cosa sola è certa: tutti questi animali sono ancora, a vari livelli, radioattivi come la zona in cui abitano.

Dopo 31 anni dall’incidente della centrale, l’argomento Chernobyl sembra non importare più a nessuno, tranne chi ne combatte ancora le conseguenze: l’altra faccia dell’energia atomica disturba, si preferisce non pensarci. Ma se questo articolo vi demoralizza, ecco un’info davvero nuclear-chic:

Chernobyl Marjuana Strain!

 

E infine una leggenda metropolitana davvero dark, direttamente dalla metro di Mosca: il Topomostro radioattivo. Cosa non si può trovare nei depositi segreti di scorie radioattive…

Dmitry Glukowski, se ci sei batti un colpo.

Realtà, fantasia e complottismo si mescolano fertili ion un circolo vizioso-virtuoso, a seconda dei punti di vista.

 

 

Però questa foto è vera: non fa paura, non è dark, non è horror, solo molto triste. P,S. I mostri esistono, ma li abbiamo creati noi.

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