Zona Nera. Sant’Anna di Stazzema 12 agosto 1944: CHI? – [6.1]

Le forze in campo 

Nel piccolo triangolo versiliese c’è molta più gente armata di quanto si possa pensare: tutte le forze in campo sono consapevoli che il momento della resa dei conti è arrivato. Nazisti, fascisti, partigiani, attendisti si giocano le loro ultime carte e i cambi di casacca sono all’ordine del giorno. Le truppe Alleate sono sull’Arno, la linea Gotica è l’ultima difesa dei tedeschi contro gli Alleati: se cade quella, la via verso il cuore del Reich è aperta.

Arftiglieria Alleata sull'Arno

Arftiglieria Alleata sull’Arno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Resistenza in montagna: chi c’è? 

L’Alta Versilia è un territorio geograficamente poco esteso ma molto articolato, pieno di zone impervie e difficilmente accessibili, dove le distanze fra un luogo e l’altro vanno valutate non in chilometri ma in base al tempo reale necessario per gli spostamenti.

Versilia

Versilia

Stazzemese

Alta Versilia

 

Molte vette e foci sono teatro di eventi significativi che si concluderanno solo con lo sfondamento della Linea Gotica nel ’45. Per esempio, alla foce di Mosceta sono avvenuti aviolanci alleati. Un famoso rifugio partigiano era alla Tacca Bianca sul monte Altissimo: cava raggiungibile con la teleferica o con le cosiddette strade di lizza, spesso camminamenti agganciati alla parete e sospesi nel vuoto.

La Tacca Bianca

La Tacca Bianca

 

 

 

 

 

a) I partigiani “veri”

“Tutto il male avevamo di fronte, tutto il bene avevamo nel cuore, a vent’anni la vita è oltre il ponte, oltre il fuoco comincia l’amore”[1]

Tra l’autunno 1943 e l’estate 1944, salire in montagna o andare al bosco –  cioè unirsi alle bande partigiane che andavano formandosi e ingrossandosi – fu la scelta consapevole di migliaia di giovani appartenenti alle più diverse realtà (contadini ed operai, intellettuali, borghesi, nobili, ex militari, disertori repubblichini, sacerdoti, donne, stranieri vari) e orientamenti politici (comunisti, cattolici, socialisti, azionisti, monarchici ed anarchici) allo scopo di combattere i nazifascisti. Venivano chiamati “i Ribelli”, il termine “partigiano” verrà dopo. Per molti, la montagna fu una scelta obbligata: antifascisti, stranieri, ebrei, renitenti alla leva. Per altri, specie nell’ultimo periodo, una forma di opportunismo di fronte alle sorti del conflitto.

Nell’estate del ’44, c’era “una formazione partigiana in ogni valle e villaggio” e  “la guerriglia cominciava dove finivano la pianura, le strade asfaltate, i ponti, i telefoni e cominciava la macchia, la salita, il bosco.[2]

Sui monti intorno a Sant’Anna  la prima banda di “ribelli” si forma fra il settembre ’43 e il febbraio ’44 – i Cacciatori delle Apuane di Gino “Giò il Rosso” Lombardi [3] – e la guerriglia durerà venti lunghissimi mesi. I partigiani versiliesi hanno un’età media di venticinque anni, molti non sopravvivono al conflitto.

Marcello Garosi

Marcello “Tito” Garosi, 1919-1944

Piero Consani

Piero Consani, 1923-1944

Amos Paoli

Amos Paoli, 1917 – 1944

Manfredo "Maber" Bertini

Manfredo “Maber” Bertini, 1914

Giancarlo Taddei, 1923-1944

Giancarlo Taddei, 1923-1944

Gino Lombardi, 1920 -1944

Gino Lombardi, 1920 -1944

"Chittò" Bertini

Ciro”Chittò” Bertini, 1920 – 1944

 

 

 

 

 

Luigi Mulargia

Luigi Mulargia, 1924-1944

 

 

 

 

 

 

Fatti significativi e attività partigiane nell’estate del ‘44: dal 18 luglio al 12 agosto 

“Nell’estate 1944, sulle Apuane, i partigiani “erano forti e sufficientemente armati per cominciare a disturbare con continui attacchi i Tedeschi. Ponti vennero fatti saltare, convogli attaccati, tedeschi isolati uccisi, e così i partigiani diventarono una spina nel fianco del comando tedesco.” [4]

Principali attività partigiane in Alta Versilia e zone limitrofe. 1943- 1944

Principali attività partigiane in Alta Versilia e zone limitrofe. 1943- 1944

Questa ricostruzione degli eventi si basa su quanto riportato nelle pagine:

  • Carlo Gentile, I crimini di guerra tedeschi in Italia, 1943 – 1945
  • ANPI, http://www.anpiginolombardiversilia.it/cronologia_res.htm
  • Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), La Pietra, 1976 [Donazione di Rolando Frediani]
  • Antifascismo e Resistenza in Versilia. “Per chi non crede”, Bergamini Francesco e Bimbi Giuliano, luglio 1983
  • Testimonianze dei partigiani e dei civili testimoni dei fatti, reperiti sui testi citati in nota.

18 luglio

Dopo un difficile lavoro organizzativo – iniziato in giugno durante una riunione alla “Tacca Bianca” sul monte Prana- di Renato Bitossi (“Giulio”) e Alvo Fontani (“Paolo”), inviati dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, viene costituita la X bis Brigata Garibaldi “Gino Lombardi”, cui aderiscono tutte «««‹le formazioni versiliesi.  Schierata tra il monte Gabberi e il monte Ornato, la Brigata comprende tre compagnie di circa 120 uomini e un reparto, denominato XII squadra. Comandante è  Ottorino Balestri, commissario politico Alvo Fontani, Lorenzo Bandelloni all’approvigionamento. La I compagnia, comandata da Guido Vannucci, si attesta sul monte Gabberi , verso la foce di San Rocchino; la II, agli ordini di  Giancarlo Taddei e con Sergio Breschi commissario politico, prende posizione presso Farnocchia; la III, al comando di Loris Palma (“Villa”), si schiera sul monte Lieto, mentre la XIII squadra, guidata da Oscar Dal Porto, presidia monte Ornato[5].

20 luglio

Attentato fallito a Hitler a Rastenburg. Lo stesso giorno, la 16°divisione corazzata «Reichsführer – SS» raggiunge la sponda settentrionale dell’Arno. La violenza contro i civili nelle retrovie comincia ad aumentare in modo esponenziale.

22 luglio

Scontro della III compagnia Loris Palma “Villa” . Un certo Valerio di Torre del Lago, partigiano ex sergente della X Mas, assieme ad altri fuggitivi della caserma di La Spezia, uccide un tedesco[6] a Mulina di Stazzema. I nazisti compiono un rastrellamento cruento a Pontestazzemese (furono uccisi almeno due civili maschi)  [7], informano il Podestà di sapere della presenza partigiana in zona e minacciano di mettere a ferro e fuoco il paese in caso di ulteriori atti ostili.

26 luglio

Giuseppe Pardini, sopravvissuto alla strage del 12 agosto, riferisce: “Il 26 luglio una pattuglia di tedeschi risalì la mulattiera che da Valdicastello porta a Sant’Anna, ma quando furono davanti alla Chiesa di Sant’Anna, nell’altra sponda, i partigiani che si servivano del campanile come osservatorio e sul piazzale di una mitragliatrice, gli cominciarono a sparare. Loro [i tedeschi] dettero fuoco a un fabbricato che serviva a seccare le castagne, detto Metato Bianco, poi fecero saltare giù in basso una teleferica che portava il minerale alla centrale e anche la teleferica di mio cognato ai Molini di Sant’Anna che serviva per uso privato.”[8]

28 luglio

 Il comando germanico estende l’ordine di sfollamento anche al comune di Stazzema. “Qualcuno, allora, si diresse al Nord, altri si iscrissero alla TODT; altri si gettarono ancor più alla macchia. Ma nei paesi, da Pomezzana a Farnocchia a Sant’Anna, dove ancora la truppa germanica non si era avvicinata perché vi erano le postazioni patriottiche, i rifugiati non si muovevano”[9]

Ponte del Pretale

Ponte del Pretale

 29 luglio

Ordine di sfollamento per il Comune di Stazzema entro il primo di agosto, uccise quattro civili a Villa Henraux[10], di cui due impiccati  col fil di ferro alle struttura del ponte del Pretale. Inizia la battaglia di Monte Ornato.  (Per tentare di sfuggire ai nazifascisti, i partigiani si spostavano continuamente tra il Montornato, la Foce di Compito, dove occupavano alcune casette agricole appartenenti alla famiglia di Angiolo Berretti) e la cima del Monte Gabberi. [11]

Ruderi delle Case di Montornato

Ruderi delle Case di Montornato

Il 29, il partigiano Fortunato Menichetti è nella Casetta Bianca in località Zuffone, poco sopra la zona delle Case di Montornato, dove era acquartierato un avamposto di partigiani: una formazione della X Bis Brigata “Gino Lombardi” di stanza a Farnocchia, agli ordini di Oscar Del Porto, con il compito di raccogliere viveri nella pianura della Versilia e di ricevere il materiale che gli inglesi lanciavano dagli aerei (alle Case di Montornato c’era un terreno pianeggiante, libero da vegetazione che si prestava bene per i lanci).[12] Iniziano i combattimenti, soprattutto sul Monte Ornato, alla “Casetta Bianca”, e sulla mulattiera di Farnocchia.[13] I tedeschi operano un grosso rastrellamento della zona  e hanno un morto.

La Porta di Farnocchia. La Casetta Bianca (in rosso), la casa dei Battistini (verde), la Foce di Compito (blu)

La Porta di Farnocchia. La Casetta Bianca (in rosso), la casa dei Battistini (verde), la Foce di Compito (blu)

30 luglio

I tedeschi tornano in forze[14] e salgono da più direzioni attraverso sentieri poco conosciuti per non essere visti dalle sentinelle (quindi sono guidati da persone della zona).  I partigiani accusano il colpo e scappano nei boschi, dove i tedeschi usano i lanciafiamme per snidarli: quattro partigiani morti sul posto, Italo Evangelisti, Pietro Rovai, Giuseppe Spinetti, Emilio De Ferrari, più Ada Baldi qualche giorno dopo per le ferite riportate. Muoiono anche tre civili, rinchiusi nelle abitazioni poi date alle fiamme: due pastori che hanno l’ovile presso Casa Zuffone, Carlo e Giovanni Paolini, e uno zio di Mauro Pieri, abitante alle case di Montornato: il corpo bruciato è trovato legato a una sedia[15] (tutto questo ricorda quanto succederà il 12 agosto).

Don Giuseppe Vangelisti, nel libro di Giuseppe Vezzoni

Don Giuseppe Vangelisti, nel libro di Giuseppe Vezzoni

Don Giuseppe Vangelisti scrive che “si seppe poi di uccisioni arbitrarie di qualche ammalato, di qualche vecchio impotente a darsi alla fuga, di incendi di casolari, di capanne”e: “sembra che i tedeschi, prima di abbandonare il campo di battaglia, riuscissero a devastare la ‘Casa Bianca’ di Monte Ornato, sede del Comando partigiano, ad uccidere i muli e ad appiccare numerosi incendi nella boscaglia[16]. Secondo Danilo Orlandi “La brigata partigiana […] ebbe l’ordine di resistere. E resistette per tutta la giornata agli attacchi provenienti da Gallena di Seravezza, da Capezzano, da da Valdicastello, da Solaio. La resistenza si irrigidì sulla linea Foce di Santa Barbara, Foce di Compito, mulattiera per Farnocchia. Era un cerchio sulla displuviale intorno all’avvallamento di di Sant’Anna. Alle 17 i partigiani avevano quattro morti e cinque feriti, ma i tedeschi battevano in ritirata”.[17] [Anche qui non è chiara la cronologia degli eventi: Sembra che quanto riportato dall’Orlandi si riferisca al giorno 31 luglio e non al 30 luglio]

Casetta Bianca allo Zuffone, sul Monte Ornato.

Casetta Bianca allo Zuffone, sul Monte Ornato

Diversi abitanti di Montornato, tra cui la famiglia Pieri, si rifugiano a Sant’Anna. Lo stesso giorno una squadra di tedeschi sale a Farnocchia intimando lo sfollamento immediato.

Don Innocenzo Lazzeri, 1911-1944

Don Innocenzo Lazzeri, 1911-1944

Don Innocenzo Lazzeri[18], il parroco, ottiene una proroga di 24 ore, ma sulla via del ritorno, presso la Parina d’Olecchia, i tedeschi vengono attaccati dai partigiani di Aldo“Lalle”Berti e Aristodemo“Pelle” Pierotti: tre morti  e cinque feriti tedeschi[19]. Gli abitanti di Farnocchia fuggono in massa, [20][17] tanti si rifugiano a Sant’Anna: i santannini vedono la lunga fila di profughi passare sul crinale.

31 luglio

I tedeschi tornano a Farnocchia e assaltano il paese dove sono rimasti i partigiani. Il combattimento dura sei ore. Sulla strada del ritorno, i tedeschi vengono assaliti a Molina di Stazzema dai partigiani guidati da Natalino Mastromei.

Don Fiore Menguzzo, 1916-1944

Don Fiore Menguzzo, 1916-1944

I feriti, compresi i tedeschi, sono curati da Don Fiore Menguzzo, parroco di Mulina, che riceve un attestato di merito dal comando nazista: servirà al prete, attivo nella Resistenza, per creare in canonica un nascondiglio di armi per i partigiani.[21] Il combattimento del 30 e 31 luglio evidenziano i punti deboli della X Bis “Gino Lombardi”: l’eccessiva e incontrollata crescita degli uomini datisi alla macchia che impedisce un effettivo coordinamento e controllo delle loro azioni, le difficoltà dei rifornimenti, accresciute dai numerosi profughi in quelle stesse zone; infine, la conformazione dei luoghi, facilmente accerchiabili con azioni di rastrellamento.

A questo punto diventa meno chiara la dinamica degli eventi e degli spostamenti partigiani. Le informazioni si fanno contraddittorie. Secondo  il partigiano Alfieri Tessa[22], citato, la notte del 31 luglio inizia lo spostamento della X Bis Brigata Garibaldi verso la piana di Lucca. Resta alla Foce di Compito un reparto partigiano di retroguardia formato da due squadre, in attesa di un lancio alleato ma con l’ordine di spostarsi in ogni caso entro il 1 agosto nella zona fra il Gabberi e il Gevoli, poi a San Rocchino, Metato e ancora più avanti verso Lucca.

Farnocchia prima del '44

Farnocchia prima del ’44

1 agosto

La battaglia non è finita, le SS tornano verso Farnocchia, dove le formazioni partigiane questa volta li aspettano e hanno la meglio. [quindi lo spostamento si è verificato solo in parte e i partigiani sono ancora nella zona di Farnocchia e non solo di Compito]. I tedeschi bruciano la canonica, un paio di case, un forno usato dai partigiani e uccidono Bramanti Guido, unico civile incontrato dai tedeschi,  e si ritirano, ma la colonna viene attaccata nuovamente con granate anticarro: quattro tedeschi morti.[23]A Mulina di Stazzema, nel pomeriggio, sparano mortalmente al civile Dionisio Papini, che cammina nel bosco. Il maggiore Alberto Brofferio, dell’omonima formazione partigiana monarchica, dice:

Era ormai evidente il pericolo del nostro accerchiamento. I tedeschi stavano mandando via la
popolazione civile e noi avevamo delle grosse difficoltà di vettovagliamento. Non intendevamo più rimanere
nella zona e ci stavamo predisponendo ad avvicinarci agli americani che erano ormai oltre Pisa […] Gli
alleati dovevano sfondare da un momento all’altro e noi decidemmo di andare loro incontro […] con una
formazione, ormai troppo numerosa perché stava venendo gente da tutte le parti, spesso incontrollabili e di
diversa provenienza. Si sentiva che arrivava la fine e la nostra forza numerica stava crescendo in modo
imprevisto e del tutto inopportuno.[24]

2 agosto

Altro pesante rastrellamento, terminato il quale [25] la X bis Brigata Garibaldi decide di ritirarsi nel Lucese[26],al di là del Gabberi, nelle estreme propaggini delle Alpi Apuane meridionale, a circa un’ora e mezzo di marcia, tra i monti Acuto, Rondinaio, Prana e Pedone. Segue un brevissimo periodo in cui sembra accadere poco, invece molto si sta preparando. La nuova linea di difesa partigiana è Farnocchia, Le Mandrie, Monte Gabberi, Foce di San Rocchino.[27]

3-4 agosto

I partigiani fucilano due noti fascisti repubblichini, l’avvocato Aldo Lasagna di Pietrasanta e Francesco Marcello Casella, di Viareggio.[28] Vengono fatti saltare anche due ponti sulla strada per Arni. Il 4 viene definito lo spostamento sul Lucese e scappa dalla formazione la spia Joseph da Merano. Bandelloni rimane alla Foce di S.Rocchino.[29]

Passo del Lucese in inverno

Passo del Lucese in inverno

5 agosto

Secondo alcune fonti arriva un nuovo ordine di sfollamento per Sant’Anna.

7 agosto

Diventa operativa nella zona la 16°SS Panzergrenadier Division “Reichsführer”, acquartierata presso Villa Pilli Henreax a seravezza dal 29 luglio.[30]

La 16ma Waffen SS sulla Linea Gotica

La 16ma Waffen SS sulla Linea Gotica

 

8 agosto

La divisione SS attacca Farnocchia, ormai deserta di civili, da tre direzioni: Mulina, Gabberi e Foce di Compito. I tedeschi che salgono dalle Mulina danno alle fiamme i ricoveri delle bestie e le capanne agricole intorno al paese. La Banda Bandelloni, in zona, riesce a sganciarsi dall’accerchiamento, a prezzo della vita di Cristina Lenzini Ardimanni, centrata da un colpo di mortaio in località La Mandria mentre copre la ritirata dei compagni: secondo Alfieri Tessa [31] in quell’occasione fu tratto fortunosamente in salvo il fascista repubblichino Giuseppe Quadrelli, passato ai partigiani e ferito in azione [32]. La sera, Farnocchia è un rogo, con sessanta case bruciate. I tedeschi bruciano anche le casette in località la Mandria dove erano acquartierati i partigiani fino a quel giorno e  cannoneggiano con mortai 81 la zona montana davanti a Pomezzana, dove si sono spostati i partigiani; poi si dirigono verso  la Foce di San Rocchino. In zona Le Pietrelle, passano sotto  ai partigiani stessi che, pur essendo in posizione e numero favorevoli, non sparano.[33] Per concludere la giornata, i tedeschi rientrano a Mulina e giustiziano due civili, Guido Meccheri e Samuele Papini, rastrellati la mattina.

Cristina Lenzini Ardimanni ? -'44

Cristina Lenzini Ardimanni ? -’44

Nel Lucese, intanto, viene deciso lo scioglimento della X bis Brigata e la costituzione di tre formazioni più snelle, secondo l’adesione spontanea dei partigiani. L’8 agosto segna in pratica l’annientamento della X Bis Brigata Garibaldi “Gino Lombardi”[34] e il colpo di grazia all’attività partigiana. Al termine del combattimento i tedeschi rimasero padroni delle postazioni.[35]

Anche qui, non è chiara la composizione delle nuove formazioni. Nascono la “Marcello Garosi”  orientamento Giustizia e Libertà ma al comando di Giancarlo Taddei e con Sergio Breschi commissario politico (Partito Comunista), attestata sul monte Pedone; la “Gino Lombardi”-conosciuta anche come “Balestri” dal nome del comandante Ottorino Balestri – dislocata sul Prana, la “Bandelloni”, agli ordini di Lorenzo Bandelloni, sul Gabberi, verso la Foce di San Rocchino. La “Bandelloni” resta sul Gabberi.  Farnocchia, paese con acclarata e prolungata presenza partigiana, è distrutta. Farnocchia è a due chilometri in linea d’aria da Sant’Anna[36].

9 agosto

Alcuni soldati – probabilmente del 16°reparto esplorante corazzato delle SS, attestato da Pisa alla foce dell’Arno in luglio, nella zona di Pietrasanta in agosto e comandato da Walter Reder – fucila due famiglie sfollate una baracca nella pineta di San Rossore, presso Pisa: nove morti, di cui un uomo, quattro donne, quattro ragazzine dai 10 ai 16 anni.

Farnocchia, dopo l'8 agosto

Farnocchia, dopo l’8 agosto

10 agosto

Nella zona del Gabberi ci sono gli uomini rimasti con Lorenzo Bandelloni – tra cui Loris “Villa”Palma, Oscar Del Porto, Aldo “Lalle” Berti[37] .

comandante-andrea

Comandante Andrea

Il resto della  ex compagnia  X- Bis Garibaldi – “più che una brigata regolare, un’accozzaglia disordinata e disorganica, aperta a ogni tipo di infiltrazioni” [38], è nei pressi del passo del Lucese, all’estremo sud delle Apuane, con Ottorino Balestri. [39] I partigiani di Bandelloni sono attestati a Compito, assieme a un gruppo del Tambura [40], comandati dal “Comandante Andrea”, alias Giuseppe Antonini di Viareggio; quelli di Loris “Palma”Villa,[41] hanno il comando in una casa alle pendici del Lieto tra la Foce di Compito e quella dell’Argentiera. La banda di Aldo “Lalle” Berti si è installata fra la foce di Compito e la Vaccareccia assieme a quella del Fappani di Viareggio, ma il 12 agosto all’alba tutti questi partigiani sono visti allontanarsi.[42]

Zona di Fanocchia e della Parina di Olecchia

Zona di Fanocchia e della Parina di Olecchia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

11 agosto

Eccidio della Sassaia (Massarosa): per rappresaglia vengono fucilate 37 persone, di cui sette sono stati appena rilasciati dal campo di Socciglia presso Borgo a Mozzano, gestito dalla Todt. Edilio Dazzi l’ottavo del gruppo si salva nascosto dai cadaveri. Gli altri 30 sono i civili rastrellati alla Romagna, tra cui Lidia Gereschi, l’unica donna ad essere portata nel carcere di Nozzano (la scuola), torturata e poi uccisa. Insegnante che conosceva la lingua tedesca, si era offerta di fare da traduttrice ma soprattutto da mediatrice ed era riuscita far rilasciare le donne e i bambini catturati in quel rastrellamento. Si sospetta responsabile della strage il 3. Battaglione del SS-Panzergrenadier-Regiment 36
divisionale al comando dello Sturmbannführer H. Vetter, da pochi giorni in riserva nell’area. L’eccidio della Sassaia è solo uno degli episodi della cosiddetta “strage di Nozzano” operata dalle SS in varie località. Oltre alla Sassaia, Quiesa e Massaciuccoli, per un totale complessivo di 51 vittime.

Nel 2011, il Comune di Massarosa si è costituito parte civile nel procedimento penale presso il Tribunale Militare di Roma contro Josef Exner[…] un nazista individuato come presunto responsabile della c.d. strage di Nozzano, avvenuta l’11 agosto 1944 in varie località della provincia di Lucca.
Exner, effettivo alla SS Feldgendarmerie (Feldpostnummer 40869) è accusato non solo delle sevizie adoperate ai settanta carcerati di Nozzano ma anche della loro uccisione, che avvenne in varie località della provincia di Lucca, considerato che i carcerati vennero prelevati a gruppi di quattro e uccisi lungo la via Sarzanese ed in altri luoghi alcuni dei quali nel comune di Massarosa , come la località Sassaia”.[http://www.comune.massarosa.lu.gov.it/it/Comunichiamo/La-Giunta-Informa/Archivio/sassaia1026.html#] Purtroppo, nel 2012, giunge il certificato di morte durante l’udienza dell’8 febbraio davanti al tribunale militare di Roma. Il maresciallo SS Exner è risultato deceduto nel 1995.

12 agosto

Prima di salire a Sant’Anna i nazifascisti passano da Molina di Stazzema e alla chiesa di San Rocco e massacrano  Don Fiore Menguzzo, il padre Antonio, la sorella Teresa Menguzzo ved. Colombini, la cognata Claudina Sirocchi, le due nipotine Elena Menguzzo di sei mesi e Colombina Graziella Colombini di 13 anni.

Molina, dopo

Molina, dopo

L’eccidio avviene nella canonica mediante lancio di bombe al fosforo, il parroco è ucciso nella strada.

Molina prima

Molina prima

 

 

 

 

 

 

b) Gli evasi dal carcere di Massa e i fuoriusciti della X Mas

Nel luglio del ’44 il carcere penale di Massa di via Pellegrini, vicino alla stazione, è oggetto prima di un bombardamento e poi, il giorno 18, di azioni di combattimento che provocano una breccia nelle mura esterne. Un gruppo di detenuti riesce a evadere. Il 27 e 28 dello stesso mese, un gruppo di partigiani (i Patrioti Apuani) libera 65 prigionieri politici ma, contestualmente, crea le condizioni di fuga per altri 40 detenuti comuni. Da varie fonti sappiamo che almeno una parte di questi ultimi si aggrega alle formazioni partigiane, in particolare quella di Lorenzo Bandelloni che opera sui monti sopra Sant’Anna[43], secondo alcuni[44] con funzioni meramente logistiche. Almeno tre di questi sono Lando Fabbri[45], “Timoscenko”[46] , “Trinità”[47]. Si tratta degli “sbandati” (in gran parte “sciacalli”) che vanno a ingrossare le fila delle bande partigiane.

Ottorino Balestri

Ottorino Balestri

Nel suo libro, Fortunato Menichetti, partigiano, definisce Fabbri “un delfino” di Ottorino Balestri[48] i cui collaboratori più stretti, tranne Aulo Viviani, gli sembrano “elementi poco raccomandabili”.[49] Sulla presenza e significato di questi ex- galeotti nella Banda Bandelloni ci sono testimonianze discordanti: presenze inquadrate nella Resistenza per tenerle sotto controllo? Per aumentare le formazioni e quindi ricevere maggiori aiuti dagli alleati? O una milizia privata di Bandelloni? Lo vedremo in seguito.

Fortunato Menichetti

Fortunato Menichetti

Nella formazione continuano ad entrare disertori della X MAS [50], disertori della Wermacht e delle Waffen SS tra cui alcuni alsaziani che avevano abbandonato, a fine luglio, il battaglione di addestramento SS nei pressi di Seravezza.[Gentile, pg 241]

 

 

c) Antifascisti non combattenti

Un’altra presenza  rilevante per la comprensione di alcuni fatti è quella, sui monti intorno a Sant’Anna, di Pietro Giuntini, che per due anni visse alla macchia tra i boschi delle Apuane insieme col padre Sisto, socialista-cattolico ricercato dai fascisti versiliesi. In particolare, dopo lo sterminio di tutti i suoi animali, Sisto fu messo sull’avviso dalla moglie di un noto squadrista di Monteggiori.[51] Si dette quindi alla macchia con il figlio dodicenne Pietro, la cui presenza era indispensabile in quanto il padre era praticamente sordo.[52][46] I due Giuntini furono tra i pochissimi testimoni oculari della strage in piazza della chiesa a Sant’Anna che si salvarono.

Alcuni gruppi di sfollati trovarono riparo in alcune località montuose prossime a Sant’Anna, in particolare sul Monte Arsiccio: presso la Fontana del Lenzo c’era, tra gli altri, la famiglia di Bruno Antonucci, ex ufficiale di marina, che collaborava  con i partigiani offrendo la sua competenza nelle radiocomunicazioni. Aveva con sé una radiotrasmittente (rilevata dai tedeschi ma mai localizzata) e costruì una radio a galena con la quale sentire Radio Londra.[53] L’11 agosto , Don Innocenzo Lazzeri, ex parroco di Farnocchia sfollato a Sant’Anna, si fermò presso la Fontana del Lenzo ma poi proseguì verso il paese dove morì il giorno dopo.

Pacifico Luisi detto Sciamino: personaggio un po’ defilato dal quadro dei nostri eventi ma utile per comprendere le varie forme di resistenza.

"Sciamino"

“Sciamino”

Sciamino è la guida partigiana sul monte Altissimo.[54]

Monte Altissimo

Monte Altissimo

 

 

 

 

 

 

 

Una menzione a parte va fatta per Elio Toaf, livornese, futuro rabbino di Roma: Dopo l’8 settembre 1943, Toaff, sua moglie Lia Luperini e il loro figlio Ariel fuggirono in Versilia. Nei giorni successivi alla strage, il futuro rabbino di Roma entrò a Sant’Anna di Stazzema, denunciando gli orrori della strage [55]  e la presenza di fascisti accanto ai nazisti.[56]

d) Gli infiltrati degli alleati

veravassalle

Vera Vassalle

Nel novembre 1943 il Comando Alleato invia in Versilia Lorenzo Iacopi con apparati radio trasmittenti, ma viene catturato. Il 19 gennaio ’44 sbarca in Maremma la viareggina Vera Vassalle, agente O.S.S. (Office of Strategic Services) , che darà vita all’operazione “Radio Rosa” fino alla conclusione del conflitto. Già dopo l’Armistizio, l’agente dello Special Corps Britannico Domenico Azzari viene paracadutato in alta Lunigiana: grazie a lui verrà effettuato, nel febbraio ’44, il primo aviolancio alla Foce di Mosceta, preceduto dal messaggio della BBC “Per chi non crede”[57].

18 giugno 44: preceduto dal messaggio-radio “Funerali di lusso” avviene un aviolancio sul monte Cavallo (Seravezza), recuperato dai partigiani della Banda Bandelloni. Vengono paracadutati anche quattro italiani, agenti dell’O.S.S. americano, della missione radio “Toscanini”, che opererà fino alla liberazione. Nel marzo dello stesso anno era stato paracadutato sulle montagne Lucchesi un altro radiotelegrafista, Mario “Santa” Robello: si tratta dell’RT de “Il Clandestino” di Mario Tobino.[58]Attraverso i lanci dal cielo ai partigiani arrivava di tutto. Non solo armi, ma soprattutto documenti, cibo, vestiario (soprattutto scarpe, le più ricercate), soldi e medicinali. Spesso i lanci erano sbagliati e il materiale finiva disperso. Spesso per segnalare la zona dei lanci (quasi sempre notturni) ed essere presenti sul posto si rischiava di essere sorpresi da tedeschi o repubblichini.[59]

Partigiani e aviolanci

Partigiani e aviolanci

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci furono tanti altri caduti oltre a quelli menzionati, tanti partigiani veri e tanti uomini, donne e ragazzi, che collaborarono con la Resistenza e pagarono per questo. La Versilia era, nel complesso, profondamente fascista tranne l'”isola libera” di Viareggio (e il piccolo borgo di Stiava). Ma si sa, nel bene e nel male, Viareggio ha sempre fatto tradizione a se’.


[1] Italo Calvino, Oltre il ponte

[2] Giorgio Bocca, Partigiani della montagna; http://anpi.it/media/uploads/patria/2004/8/34-35_BOCCA.pdf ; http://sapere.virgilio.it/extra/083/estratto.html

 

[3] Gino Lombardi (1920 -1944), ex ufficiale sell’aeronautica militare, insieme all’amico e collaboratore Piero Consani, si rifugia in località La Porta, dove  costituisce la prima formazione partigiana versiliese, i ”Cacciatori delle Apuane”, con base presso la casa della famiglia Battistini. Il suo gruppo – Lombardi proviene dall’azione cattolica – si caratterizza per la varia appartenenza politica degli  uomini, tanto da suscitare diffidenze in altri comandanti partigiani delle zone vicine, di più netto orientamento comunista. La formazione, originariamente composta di una decina di persone, si rafforzò dopo i vari bandi di chiamata alle armi da parte della Repubblica Sociale Italiana, che fecero crescere il numero di renitenti che si recavano ai monti, e arrivò a comprendere più di venti elementi, tra cui Luigi Mulargia (1924-1944), il radio telegrafista Lorenzo Jacopi, Aldo “Lalle” Berti, Lorenzo Bandelloni, fante della Divisione Sassari rientrato il 23 gennaio dalla Jugoslavia, dopo una breve esperienza con i partigiani di Tito.  http://www.comune.massa.ms.it/system/files/orazionePezzinoForno.pdf

 

[4] http://memoria.comune.massa.ms.it/sites/memoria.comune.massa.ms.it/files/stragilineagotica2%20.pdf

 

[5] http://www.anpiginolombardiversilia.it/cronologia_res.htm

 

[6] Secondo Fortunato Menichetti Valerio non sarebbe appartenuto alle formazioni partigiane, Il nonno partigiano racconta, pg 51

[7] Rinonapoli, Fuoco sulla Versilia, pg 15 cita Danilo Orlandi)

[8]  Riportato da Giuseppe Bertelli in Raccolta di notizie (anche amare) sulla Resistenza, vedi Vezzoni

[9] C.Paolicchi, Sant’Anna, guida per un pellegrinaggio di pace, pg 63-64. Qui viene citato il testo di Danilo Orlandi

[10] Un colpo d’arma da fuoco, in circostanze poco chiare, colpì una SS.

[11] Vezzoni, all’alba di Sant’Anna, pg 96 nota 3

[12] http://marcopiccolino.org/Rivista/Ricostruzione%20marginetta.pdf

[13] Vezzoni, All’alba di Sant’Anna, pg 96 nota 3

[14] http://marcopiccolino.org/Rivista/Ricostruzione%20marginetta.pdf

[15]  idem

[16] Bergamini e Bimbi, da dichiarazione di Bandelloni; è dopo questi  gravi combattimenti  che la popolazione di Sant’Anna, al centro della zona coinvolta negli scontri, abbandona in massa il paese, per farvi tuttavia ritorno qualche giorno dopo.

[17] C. Paolicchi, op cit, cita Danilo Orlandi pg 65

[18] Il colloquio è fra il parroco di Farnocchia e il comandante della squadra tedesca, l’interprete è Petrini [ Vezzoni, all’alba di Sant’Anna, pg116]: quindi Don Lazzeri non sa il tedesco.

[19] Vezzoni su Libera Cronaca 7/8/2012 cita Giuseppe Bertelli, “Notizie (anche amara) sulla Resistenza”

[20] Circa mille fra residenti e sfollati, idem 402

[21] Paolicchi, Pellegrinaggio di pace pg 48-49

[22] da G. Giannelli [Versilia strage degli innocenti pg 44]

[23] Federico Bertozzi, Attaccarono i fogli…

[24] Giannelli, la trappola della Versilia, pg 281

[25] All’alba di Sant’Anna, pg 88 nota 7: testimonianza di Francesco Pancetti, partigiano.

[26] Il 5 agosto Ottorino Balestri uccide Giuseppe Tellini, partigiano della sua Brigata (atto di decesso) durante lo spostamento, che quindi dovrebbe essere iniziato il 4 agosto

[27] C. Paolicchi pg 65

[28] P.Paoletti, pg 538

[29] Badalacchi in Gierut, pg 30

 

[30] Idem 402

 

[31] Partigiano prima con Gino Lombardi e poi con Lorenzo Bandelloni, autore di In Versilia : agosto 1944 un mese maledetto” e “Il fucile legato con la corda”.

 

[32] Giorgio Giannelli, La strage degli innocenti

[33] Idem 402

[34] Costantino Paolicchi, Sant’Anna guida per un percorso di pace, pg 60

[35] Idem, op cit, pg65-66

[36] Bergamini e Bimbi, da dichiarazione di Bandelloni; è dopo questi  gravi combattimenti  che la popolazione di Sant’Anna, al centro della zona coinvolta negli scontri, abbandona in massa il paese,

[37] Gierut  pg151

[38] Giustolisi 1470

[39] I Carnefici, Daniele Biacchessi

[40] Monte al confine tra la provincia di Lucca e quella di Massa

[41] Bergamini e Bimbi pg 149; Toni Rovatti pg 64

[42] Testimonianza Beretti fatta a Paoletti 5002

 

[43] Aulo Viviani in Gierut, pg 151

[44] Menichetti?

[45] Il Fabbri sarà a capo, poco dopo la guerra, della famigerata “Banda dell’Autostrada”: http://www.lavocedilucca.it/post.asp?id=6483

[46] Aulo Viviani in Gierut, op. cit, pg 150

[47] Aulo Viviani, il Balilla partigiano, pg94

[48] Il Nonno Partigiano Racconta, pg 63

[49] Idem  Menichetti pg 60

[50] Questo si era verificato già con Gino Lombardi: di stanza alle Focette, presso il Lido di Camaiore, c’era un centro di addestramento. Costantino Paolicchi, Sant’Anna – guida per un pellegrinaggio di pace, pg37. L’ingresso nelle bande partigiane di elementi della Decima anche in seguito è raccontato anche da Fortunato Menichetti, pg 66

[51] A Sant’Anna di Stazzema – La storia di Pietro, testimone per caso della strage nazifascista, Marco Piccolino

[52] Idem

[53] La radio a galena è un ricevitore che viene alimentato dalle onde radio, captate con una lunga antenna. Il “detector” cioè il rivelatore è un cristallo di galena (solfuro di piombo).

[54] Da Giannelli, Versilia Oggi, settembre 2001: Pacifico Luisi, pastore del monte Altissimo, aveva il compito di azionare la teleferica della cava della Tacca Bianca che trasportava i rifornimenti ai partigiani e i partigiani stessi in caso di necessità. Era lui che  gestiva l’unico passaggio clandestino da cui si poteva ancora attraversare la Linea Gotica e faceva da “spallone” portando patrioti, civili profughi e ufficiali alleati dalla zona alleata a quella tedesca e viceversa: 1.996 passaggi clandestini solo nel mese di febbraio 1945. Sciamino fu la guida del III battaglione, 442 fanteria per la presa dell’osservatorio d’artiglieria tedesca sul monte Folgorito e seguì l’esercito alleato nell’operazione finale da Azzano a Genova. In “Versilia kaputt!” (Giannelli,1995) si legge: “ Mi giovai naturalmente di un accordo voluto da Pietro [Del Giudice] tra tedeschi e partigiani in modo da lavorare in una specie di zona franca. Facevo ormai comodo a tutti, anche se dovevo seguire certe regole come quella di muovermi in un solo sentiero da percorrere senza che nessuno avesse armi addosso”.

 

[55] come l’uccisione di una donna in travaglio cui era stata aperta la pancia per uccidere con un colpo d’arma da fuoco il bambino che portava in grembo].

[56] Vezzoni, Un prete indifeso in una storia a metà, pg 116 cita Paolo Brogi, Corriere della Sera, che riporta la testimonianza di Toaff; http://archiviostorico.corriere.it/2002/aprile/18/partigiano_orrore_Sant_Anna_co_0_0204183814.shtml :  “[…] c’erano con loro anche parecchi fascisti italiani. E qualcuno, lo dico per la prima volta, era proprio dello stesso paese. Poi, finita la guerra, scapparono tutti: chi a Carrara, nelle cave, e chi perfino a Milano”.

[57] La Versilia nella Resistenza, Costantino Paolicchi.

[58] https://www.academia.edu/8198787/_2013_Tobino_Il_Clandestino_La_guerra_di_Mario; “Si chiamava Mario Robello, nome di battaglia Santa, e diventerà l’«R.T.» del Clandestino. Di origini scozzesi, era nato e avevavissuto molti anni in Toscana, e di quelle campagne conosce-va ogni luogo, sapeva muoversi con destrezza. Con la [Rosa]Vassalle formerà coppia fissa, nella lotta clandestina e nella vita. I due attrezzano la ricetrasmittente“Radio Rosa”prima alle Focette vicino a Marina di Pietrasanta, poi in una casa di Cateratte,nella campagna di Capezzano Pianore; quindi, di nuovo in fuga per far perdere le tracce, presso il convento francescano di Camaiore. Più di trecento i messaggi inviati, sessantacinque i lanci di armi e munizioni, finchè il 2 luglio’44 complici i radiogoniometri e la spiata di una collaborazionista, vengono scoperti e accerchiati, ma riescono a fuggire.

[59] Bergamini e Bimbi, idem,  pg 62, testimonianza di Gaetano De Stefanis, partigiano.

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