Si fa un gran parlare di Cannabis e della proposta di legge che sarà discussa a settembre. Fra ministri che sbagliano termini e pseudoinformati che ne parlano con discutibile cognizione di causa su media e social – farne uso non è sufficiente per avere cognizione di causa – ci spendo anche io due parole. Sperando di passare il test di Zero Calcare.
Su questa pianta piuttosto comune, ovvero la canapa, ci sono posizioni molto contrastanti circa l’uso, gli effetti, la legalità, la classificazione. Non mi addentro nei labirinti chimico – farmaceutici di sintesi organiche grandi quanto una pagina o nei meccanismi fini della biochimica cellulare: solo un po’ di tossicologia.
La Cannabis Sativa L. (Linneo, 1753) è una pianta che cresce spontanea nelle zone a clima tropicale e temperato, più difficilmente in quello artico. Estremamente adattabile (ha la capacità di arricchire da sola il terreno dove vive) possiede numerose proprietà farmacodinamiche di cui la più conosciuta è quella psicotropa: ovvero, modifica l’attività mentale ed è in grado d’indurre una tossicopatia (stato patologico da intossicazione).
L’azione psicotropa è dovuta alle sostanze contenute nella resina (droga) e la concentrazione dei principi attivi contenuti dipende in prevalenza dalle condizioni ambientali in cui la pianta nasce e cresce. E’possibile potenziare il terreno di crescita e aumentare la quantità di principi attivi laddove il clima sia sfavorevole. In poche parole la canapa è sempre la stessa pianta, sia quella usata per fare le corde delle barche o i vestiti, sia quella stupefacente. Con la differenza che fumando la corda si vomita e basta, fumando lo spinello si provano gli effetti psicotropi. Questo perché la cannabis ha moltissimi chemiotipi (popolazione di piante che, pur appartenendo alla stessa specie e avendo quindi il medesimo aspetto esteriore, differiscono per i costituenti chimici) diversi a seconda dei fattori ecologici (le condizioni ambientali, altitudine, latitudine, clima); i due chemiotipi principali sono: la Cannabis Sativa psicotropa, contenente THC in concentrazione variabile e la Cannabis Sativa non psicotropa, meglio nota come canapa, che ha un contenuto di THC inferiore o uguale a 0.2%.
L’attività farmacologica della Cannabis viene dai cannabinoidi, sostanze aromatiche, tra cui il principale è il Delta – 9 – Tetra-(H)idro-Cannabinolo (THC), ma ne sono stati identificati almeno una settantina. Sono presenti anche alcaloidi come la muscarina e la cannabina (nelle foglie).
Cosa ci si fa: con la Cannabis possiamo fare un sacco di cose.
A scopo stupefacente è utilizzabile in diverse preparazioni a vari gradi di potenza. Da minore a maggiore abbiamo:
- Marijuana e Bhang (debole): la “Maria” è una mix di varie parti della pianta, con effetti psicoattivi variabili che dipendono dalle parti usate e dalle rispettive percentuali: generalmente, sommità fiorite femminili non impollinate, foglie mature, parti di altre piante. La marijuana si fuma ma anche si mangia e si beve.
Il bhang contiene le stesse cose ma viene usato in India generalmente come bevanda, a cui si attribuiscono, oltre a quelle rituali, molte proprietà curative. Da notare che foglie e fiori della cannabis, se riscaldati durante la preparazione poi ingeriti, aumentano il loro contenuti di THC: l’effetto è moderato, ma può durare fino a dodici ore.
- Ganja (medio) si può considerare sinonimo di marjuana, ma generalmente indica un mix potente di resina, foglie superiori, cime fiorite, spesso tabacco, che si fuma “rollando” la sigaretta o con speciali pipe (chillum). Il nome Ganja è sanscrito.
- Hashish o Charas (forte): resina pura estratta dalle sommità fiorite della pianta femminile non impollinata, lavorata e ridotta a bastoncini o tavolette di colore variabile, il cosiddetto “fumo”. La resina è dentro i fiori, se vengono impollinati si forma il seme e si perde la resina. Abbiamo l’hashish “oro” di Acapulco, “verde” di Tijuana (Messico),”nero” di Pakistan, Afganistan etc. Il prodotto è dalle 5 alle 8 volte più potente della marijuana e viene fumato: la comparsa degli effetti è immediata e i principi psicotropi che si liberano sono maggiori rispetto all’ingestione. essendo una pasta, l’hashish può essere tagliato con varie sostanze, tra cui: hennè, catrame, sabbia, tutti i tipi di olii, ketammina (anestetico generale), paraffina, lucido da scarpe, sterco animale, lacca. Esiste anche l‘Olio di Hashish, mescolabile alla marjuana per aumentarne l’effetto.
I livelli di effetto stupefacente e dipendenza derivano da vari fattori, tra cui:
- percentuale di THC presente
- modo di assunzione
- frequenza d’uso (l’effetto diminuisce se la frequenza aumenta)
- condizioni fisiche e psicologiche del fumatore (cosa si aspetta dal fumare questa sostanza, gli effetti non sono uguali per tutti)
- il metabolismo personale (idem non è uguale per tutti)
- la situazione (se si fuma in gruppo prevale l’effetto eccitante con loquacità e risate, se si fuma da soli prevale uno stato di sonnolenza)
- associazione con altre sostanze come alcool o barbiturici (effetto depressivo), anfetamine o caffeina (effetto eccitante)
- esperienza, cioè se si tratta di fumatori esperti o principianti: i maggiori effetti piacevoli della droga si acquisiscono con una certa pratica, i “principianti”sono più colpiti da effetti sgradevoli (perdita di memoria, paura, sonnolenza, palpitazione).
Come tutte le droghe eroiche, la Cannabis non provoca danni da uso ma da abuso: con 15 – 20 milligrammi di THC inalata (quella del consumatore occasionale) si ha solo una sensazione inebriante/rilassante di tipo piacevole. Più di 120 mg THC inalato provocano agitazione e alcuni cambiamenti di percezione, con 200-250 si manifesta un effetto psicotossico con allucinazioni ottiche e auditive. A queste dosi, la Cannabis disturba il processo del pensiero e del ragionamento fino a delirio, stati confusionali e distorsione della realtà. Il sintomo più evidente di un uso pesante e prolungato sono gli occhi iniettati di sangue. Ad alti dosaggi il THC ha effetti simili all’LSD. Le intossicazioni da Cannabis sono raramente acute e generalmente croniche, tuttavia esistono preparazioni come l’olio di hashish a elevatissimo contenuto di THC che sembra siano in grado di provocare intossicazioni acute: la dose letale è stimata sui 30 mg/kg per inalazione. La dipendenza è psichica e non fisica.
Un po’ di storia vegetale
L’azione psicotropa della Cannabis è conosciuta quasi da sempre nella storia umana: in Cina dal 2000 a.c.,poi in India, Medio Oriente, Africa. Infine in Occidente: ne parlano gli Assiri nel VII sec. a.c. e Omero nell’Odissea; l’uso è riservato alle caste sacerdotali a causa degli effetti psicotropi: la Cannabis nelle culture antiche è un mezzo per raggiungere più velocemente la divinità (anche nella religione musulmana, che condanna invece l’alcool). Idracana (cibo di dio), wijava (vittoria), virapatra (foglia eroica), ganja (cuore leggero), harshani (colui che gioisce) sono tutti denominazioni della Cannabis nell’antichità. E’ probabilmente contestuale il passaggio da ruolo rituale/medicinale a voluttuario.
Ci si dimentica però che ugualmente antico è l’uso medicinale della Cannabis: si dice che dal 2700 A.C. circa, (data molto incerta) il leggendario imperatore Shen Nung prescrivesse tè di marijuana per la cura della gotta, reumatismi, malaria e anche scarsità di memoria. La popolarità della cannabis come medicina si diffonde in Asia, Medio Oriente e Africa orientale.
Gli antichi dottori prescrivevano la marijuana per qualsiasi cosa, avvertendo di non abusarne: un uso eccessivo si diceva causasse impotenza, cecità e la “visione di demoni”. Entro il tardo Settecento, le prime edizioni dei bollettini medici americani consigliavano semi di canapa e radici per irritazioni cutanee, incontinenza e malattie veneree. Il medico irlandese William O’Shaughnessy per primo rese popolare l’uso medicinale della marijuana in Inghilterra e in America. Come dottore nella British East India Company, scoprì che la marijuana allevia il dolore reumatico ed aiuta contro i sintomi di malessere e nausea causati dalla rabbia, dal colera e dal tetano.
Uso terapeutico
La cannabis utilizzata in medicina è un altro chemiotipo (artificiale) di Cannabis Sativa che contiene il THC assieme ad altri cannabinoidi come il CBD (non psicotropo). Il Sativex®, attualmente l’unica forma disponibile in commercio, è preparato con una miscela di THC e CBD in rapporto 1:1. Il CBD è fondamentale per un corretto uso terapeutico della cannabis perché è in grado di contrastare alcuni effetti indesiderati causati dal THC tra cui paranoia e ansia. La cannabis di questo tipo ha azione contro forme dolorose neuropatiche, prima fra tutte la spasticità data dalla sclerosi multipla (dimostrato) – analgesici e oppiacei in questi casi hanno effetto quasi palliativo -, e nella terapia del glaucoma (confermato). Altri usi terapeutici sono tutt’ora oggetto di studio e nel complesso la comunità scientifica è molto divisa, trasformando il contesto della ricerca da scientifico a etico, con tutte le conseguenze negative che questo comporta.
Cannabis: Down by Law
La Cannabis una delle poche piante al mondo messe quasi ovunque fuori legge: non tanto l’uso che se ne fa, ma la pianta stessa, come se fosse dichiarata illegale la vite, il malto, il tabacco, il papaver somniferum, etc. Perché?
Ho avuto modo di riflettere su questo durante un viaggio in Messico, parlando con le guide locali: il Messico (e non solo), è pieno di piante allucinogene – Salvia Divinorum, illegale in Italia dal 2005; Lophophora o Peyote, con autorizzazione molto limitata negli USA; i funghi Psilocybe, Stropharia e Conocybe, la cui legalità varia da paese a paese e la legislazione è confusa, etc – che nascono spontanee, ampiamente usate dalla gente e integrate in tradizioni e cultura, ma solo la Cannabis è totalmente illegale. La storia comincia proprio qui, agli inizi del ‘900, subito dopo la rivoluzione messicana. [CONTINUA]