MESSICO: EK BALAM, IL GIAGUARO NERO

 Ek Balam, il Giaguaro Nero: 4 dicembre 2015, mattina

Il mitico Felipe che illustra Ek Balam

Il mitico Felipe che illustra Ek Balam

 

 

Mappa del sito

Mappa del sito

La jungla intorno

La jungla intorno

Ek Balam (circa 25 km a nord di Valladolid) in lingua maya – yucatano significa Giaguaro Nero: tanta jungla, un piccolo villaggio e un sito archeologico poco conosciuto.
L’antica città (12 kmq),ancora abitata all’arrivo degli spagnoli, è attualmente sepolta al 70-80%. Ciò che è stato portato alla luce è circa 1kmq, il centro sacro.

Dentro Ek Balan

Arrivo alla piramide

Dentro Ek Balam
Cammino fra collinette di terra coperte di vegetazione e qualche sasso qua e là. Lì sotto in realtà c’è il resto di Ek Balam.
Non doveva essere facile entrare in questa cittadella: tre cinte murarie e un solo ingresso con la tipica falsa volta Maya (l’uso della chiave di volta arriva solo con gli spagnoli).

La falsa volta maya

La falsa volta maya

Non c’è nessuno a parte noi e i rumori della jungla. C’è il sole e fa caldo, l’aria è umida e io mi spruzzo litri di Autan Tropical però non ci sono zanzare, per fortuna. L’antica Ek Balan (100 a.c. circa)era una delle tante città – stato Maya, di cui restano solo i ruderi. Come dice Felipe, quello che noi vediamo sono le ossa della città (le pietre), mancano la carne e il sangue. Ovvero gli stucchi e i colori. Cerco immaginarmi quelle costruzioni di pietre in giallo sole, blu (l’azul maya, che solo da poco si è riusciti a riprodurre) rosso cremisi… Per capire chi erano i Maya bisogna osservare molto, con qualcuno che ti sa spiegare. Comincio a vedere che ogni singola pietra è perfettamente tagliata, ogni mattone inciso di simboli (glifi) e decorazioni, ogni palazzo ha una posizione precisa e nulla è casuale: un gioco di rimandi che sono matematica pura e astrologia.
Adesso devo dimostrare la mia “valetudine”: la salita sulla piramide (15), chiamata l’Acropoli. Come si sale su una piramide maya alta 32 metri, fatta di gradini alti,stretti e frammentati dal tempo? Inizialmente in piedi, poi a quattro zampe come le scimmie.

L’acropoli e la prima gradinata da scalare. Ok, si comincia.

L'acropoli

L’acropoli

Inizio a salire...

Inizio a salire…

Il serpente guardiano del tempio

Il serpente guardiano del tempio

Appare il serpente guardiano, con sotto i glifi che raccontano fatti per me indecifrabili. A metà salita mi fermo col fiatone pensando “ma chi me l’ha fatto fare” poi proseguo fino al primo ballatoio, coperto dal tipico tetto di paglia maya (meno male un po’ d’ombra). E mi rendo conto di essere nella bocca di un enorme giaguaro di pietra, grande come una terrazza.

Nella bocca del giaguaro

Nella bocca del giaguaro

Negli “occhi” di questo ingresso agli inferi sono sedute due piccole figure,nella “gola” c’è un’apertura rettangolare verso il buio totale dell’interno e la tomba di uno dei signori di Ek – Balam, molto probabilmente Ukit Kan Le’k Tok’: la sua statua è la più alta,senza testa, sotto i canini del Giaguaro. Ho la sensazione che tutta questa complicata scultura sia una specie di fotografia di pietra i cui personaggi un attimo fa erano ancora in carne e ossa: il re seduto sul trono, circondato dai nobili e difeso da quelle sentinelle alate che fissano i lati della piazza. Hanno le mani come se stringessero qualcosa e forse era così. Qualcosa che non ha retto al tempo o è stato rubato.

Ci siamo quasi

Ci siamo quasi

Altri sudati scalini col pensiero fisso “ basta, ora torno giù” e le gambe indolenzite, poi l’ultimo sforzo e arrivo in cima grazie a una graziosa scala di rami intrecciati col vuoto sotto.

l'ultima fatica

l’ultima fatica

 

 

 

 

Qualche minuto di respironi profondi, poi mi alzo in piedi e… perdo definitivamente il fiato: un velluto verde di jungla fino all’orizzonte e oltre, qua e là le punte grigio cenere di altri palazzi in splendida rovina. E allora capisco cosa significava, per i signori che qui abitavano, la sensazione di dominare il mondo e avvicinarsi al cielo.

tutto il resto è jungla

tutto il resto è jungla

Dalla cima

Dalla cima

 

 

Dopo l’estasi, come si torna giù?

Ma a sedere, naturalmente, a meno che qualcuno non sia un acrobata del Cirq du Soleil… (I pantaloni non ne escono benissimo).
Non appena siamo tutti sani e salvi in basso,visitiamo il resto del centro sacro della città. Quattro antiche strade partono verso gli altrettanti punti cardinali. Si chiamano Sacbè, ovvero strada bianca. Venivano costruite in rilievo sul terreno con sassi e stucco e poi cosparse di calce, in modo da brillare bianche alla luce della luna.
Il Palazzo Ovale

Palazzo Ovale????????????

Palazzo Ovale

Di fronte all’Acropoli c’è il palazzo Ovale(3) leggermente obliquo rispetto alla simmetria della piazza, ma niente è fatto a caso con i Maya: si tratta di un osservatorio astronomico, ne vedrò altri.
Ek Balam è un sito ancora piccolo ma mostra diverse cose:alcuni stucchi ben conservati e qualche frammento colorato, statue o bassorilievi di animali:serpenti, scimmie, giaguari e creature antropomorfe.

Il campo da gioco

Il campo da gioco

Il campo da gioco

Anche i maya conoscevano il pallone, ma le loro erano partite davvero all’ultimo sangue: il Pok-Ta-Toc era un gioco sacro,che somigliava – vagamente per fortuna – alla pelota. Il campo, presente in quasi ogni città maya, è formato da un corridoio centrale fiancheggiato da due muri verticali o leggermente inclinati, su cui si trova un anello verticale in pietra.

Kinic Ahau

Kinic Ahau

Nessuno ha mai visto il gioco dal vivo – sebbene una versione sia stata tramandata ai giorni nostri- ma si conoscono alcuni dettagli. La palla era in caucciù (circa 4 kg)e non andava fatta cadere per terra: questo era un segno di malauspicio, perché ogni forma sferica era associataal sole e al divino Kinieh-Ahau, dio del Sole, e i movimenti della palla simboleggiavano il moto delle tre stelle sacre: Sole, Luna e Venere.

Alcuni significativi dettagli di questo gioco nella sua forma più cruenta sono rappresentati a Chichen Itzà.
Sul van Felipe ci canta la Cucaracha ma continuo a pensare al Giaguaro Nero, la forma notturna di Kinieh-Ahau, dio solare di giorno e infero la notte, al quale si offre il cuore delle vittime sacrificali. blackpanther

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