Zombie mon amour: origini, metafore, fiction

1925_Corazzata_Potemkin_EISENSTEIN

 

Things fall apart; the center cannot hold.”
[The Second Coming, William Butler Yeats (1865-1939]

Revenant. Vampiri. Fantasmi. Zombie. I “morti che ritornano” sono un tema presente da sempre nelle leggende, nel folklore e nel mito: l’idea dei cari estinti che sconfinano nel mondo dei vivi costituisce uno dei più profondi terrori ancestrali. Macabri riti di mutilazione post mortem legati ad antiche credenze sono databili almeno al periodo fra il tardo antico e l’inizio del medioevo. Ma probabilmente hanno un’origine antecedente.
La paura del “ritorno” dei morti è stata ritualizzata da pratiche diverse, le cui tracce sono giunte fino ai giorni nostri: sepolture anomale corredate da legature e decapitazioni, disarticolazione o taglio degli arti per bloccare la mobilità, posizione prona per impedire di farsi strada verso la superficie, appesantimento del corpo con blocchi di pietra, orientamento e luogo “speciale” della tomba, paletti di legno nel corpo e pietre in bocca, amuleti, chiodatura del cranio e così via…

La "strega di Baratti", particolare

La “strega di Baratti”, particolare

Lo stesso Sant’Agostino (354-430 d.c) conferma indirettamente la presenza di queste pratiche, condannando come superstizione l’idea che il morto possa riapparire col suo corpo, e Georges Duby [Il potere delle donne nel Medioevo, 2001] riporta come in alcune contrade del nord-est della Gallia (X sec) fosse consuetudine inchiodare al suolo con paletti i corpi delle donne morte di parto, dei bambini nati morti o non battezzati,”perché non procurassero grave pericolo”.

Noerre_Naeraa, pietra tombale con vincolo

Noerre_Naeraa, pietra tombale con vincolo

Inoltre, gli scavi eseguiti nel 2008 presso la cappella di San Cerbone (LI) hanno rivelato le spoglie della cosiddetta “strega”di Baratti [tomba S64 – tardo XIII sec], nella cui bocca erano stati simbolicamente posti chiodi, e altri – tra cui uno in corrispondenza del cuore – erano stati usati per fissarne il corpo a terra.

E’quindi ritenuto necessario scoraggiare o prevenire un eventuale ritorno fisico del defunto nella società dei vivi. Ma se, nonostante tutto, il morto torna? Nella maggior parte dei casi ha fame: da qui tutta la ritualistica riguardo al cibo nei culti funebri e le caratteristiche di particolari tipi di revenant come i vampiri, che amano cibarsi di sangue. Da qui, l’aspetto principale del morto vivente: divorare.

Le origini
L’evoluzione estrema e attuale del timore del revenant è lo zombie: i morti viventi della ficton sono creature tutto sommato moderne, ma la paura che sta alle loro spalle è antica.L’idea dello zombie non è infatti qualcosa interamente immaginato dai registi cinematografici, ma ci accompagna da lungo tempo nel folklore e nella religione di varie culture: dai Sumeri e la saga di Gilgamesh alla Bibbia [Zaccaria 14:12-13 ], dalle leggende Norrene e il Draugr ai Vetala induisti,  e anche i Ro-Lang tibetani, lo Jiang Shi in Cina, il Kyonshi in Giappone e così via fino al più noto voodoo haitiano con gli zombie propriamente detti. Un Draugr islandese piuttosto noto era Glamùr della Grettis Saga.

Revenant, William Blake

Revenant, William Blake

 
Ma gli zombie come li conosciamo noi quando compaiono? Nella saggistica e nella narrativa troviamo storie vudu almeno a partire dal XIX sec. Successivamente nel 1912 scrivono su questo tema Steven Bonsal (The American Mediterranean) e Judge Henry Austin. Howard Phillips Lovecraft, nel 1922, scrive il romanzo a episodi Herbert West-Rianimatore: per gli studiosi dell’argomento, molti degli aspetti presenti sono diventati punti cardine nella tradizione zombie. Con questa storia Lovecraft è stato in grado di colmare il divario tra Frankenstein e i non-morti che compariranno tre generazioni dopo: spaventosi, malvagi e implacabili. Anche Poe – ispirazione giovanile di Lovecraft – parla di morti che ritornano, modellati però sulla vecchia superstizione europea dei revenant, ovvero individui tornati a non vita per motivi “personali”.

Spetta tuttavia a William B. Seabrook nel 1929, con il libro The Magic Island, l’aver associato il fenomeno dei morti viventi haitiani al termine zombie. Personaggio quanto meno singolare, Seabrock narra e documenta in questo testo le pratiche voodoo a cui ha assistito in prima persona e sembra galvanizzare l’immaginario collettivo.

Baron Samedi

Baron Samedi

Nel 1932 compaiono un romanzo, una pièce teatrale e un film (White Zombie). A seguire, una pioggia di cinematografia che ama e sfrutta l’idea del mostro esotico e del terrore postcoloniale e che ha una svolta soltanto con George Romero. Nel campo della narrativa possiamo citare, sempre in tema zombie-vudu, The Serpent and the Rainbow di Wade Davis (1985) – a cui segue nell’1988 l’omonimo film di Wes Craven, il delizioso racconto di Neil GaimanBitter Grounds (2003) e Palo Mayombe di Danilo Arona (nuova edizione 2011).

Lo zombie come metafora: Richard Matheson e George Romero, dal concetto del diverso alla rivolta sociale
Lo zombie attualmente inteso nella fiction (narrativa, cinema, fumetti, giochi etc) è un “reanimated”, ovvero un cadavere umano affamato di carne (altrettanto e possibilmente) umana vivente. Non è un entità capace di una coscienza singola (salvo eccezioni), i suoi punti di forza sono il branco, la capacità di riprodursi esponenzialmente attraverso il morso e, ovviamente, l’assenza della paura di morire… E’ fuori dubbio che a sdoganare questo modello non siano state le tradizioni voodoo ma il colpo di genio avuto da George Romero con il film La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead), a sua volta ispirato dal romanzo – cult Io sono Leggenda di Richard Matheson.

La notte dei morti viventi, primo piano.

La notte dei morti viventi, primo piano.

Nel libro di Matheson le “creature” sono in effetti vampiri ma il modello comportamentale è assai lontano da quello dei succhiasangue solitari, elitari e forse un po’ snob della tradizione. La commistione zombie-vampiro nella fiction inizia da qui e riaffiora più volte in seguito: un esempio per tutti, Justin Cronin con Il Passaggio (2010), I Dodici (2012) e The City of the Mirrors (giugno 2016) ma anche la trilogia La progenie (2009), La caduta (2011), La notte eterna (2012) di Guillermo del Toro e Chuck Hogan: in entrambi i casi l’assetto comportamentale è quello dello zombie.
Il binomio Romero – Matheson è germinale: la figura dello zombie, o meglio dell’apocalisse zombie, genera lunghi e articolati rami nella narrativa e nel cinema, rami che a volte divergono ma più spesso si intrecciano, nutriti dalla tendenza a mixare paure ataviche e problematiche socio-culturali del momento. Io sono Leggenda parla di maggioranze e minoranze, di razze dominanti e di civiltà in declino, travalicando l’horror tradizionale per proporsi come un’allegoria di sociologia e di costume. L’evoluzione implica cambiamenti, anzi mutazioni, che sopprimono inevitabilmente i più deboli, e in questo caso ciò che viene sacrificato è la nuova minoranza: la specie umana. Questo concetto è già cambiato nell’abominevole film omonimo di Francis Lawrence del 2007, dove, scomparso l’incubo della guerra fredda, le paure della società cambiano e spunta la demonizzazione della manipolazione genetica.iamlegend
Se con il suo romanzo Matheson pone la domanda su chi sia veramente il mostro o il diverso, Romero conosce benissimo la risposta: in La notte dei morti viventi  lo zombie è una metafora per esprimere denuncie sociali. Romero indica attraverso i suoi voraci cadaveri ambulanti la rabbia di una generazione nei confronti dello status dominante e dell’ordine costituto: i bambini che mangiano i genitori e i fratelli che divorano le sorelle hanno un forte connotato politico- rivoluzionario (come fa notare Danilo Arona, co-autore assieme a Selene Pascarella e Giuliano Santoro del saggio L’alba degli zombie. Voci dell’Apocalisse: il cinema di George Romero (2011).
Una piccola digressione: Hattie McDaniel, la Mammy di Via Col Vento, nel 1940 ha ricevuto l’Oscar per migliore attrice non protagonista a occhi bassi, quasi scusandosi per essere di colore. Ragazzo negro di Richard Wright è pubblicato nel 1945, Rosa Louise Parks rifiuta di alzarsi dal suo posto sull’autobus il primo dicembre 1955, Il buio oltre la

Rosa_Parks_being_fingerprinted_by_Deputy_Sheriff_D.H._Lackey_after_being_arrested_for_boycotting_public_transportation_-_Original

Rosa Parker al momento del suo arresto

siepe di Harper Lee è del 1960. Indovina chi viene a cena, pellicola splendida ma paternalistica è 1967. Ovvero, il mondo intellettuale inizia a prendere posizione contro il razzismo e la discriminazione, il mondo reale inizia a compiere gesti concreti, violenti e non violenti, per risolvere il problema. Inquietudine che affiora anche nella successiva narrativa, basti pensare a L’anno del sole quieto di Wilson Tucker (1970): la società bianca sarà spazzata via dalle rivolte negre e il volto del nuovo mostro è di colore.
Nel 1968 Romero compie un salto quantico e unisce realismo e fiction. In La notte dei morti viventi il “buono” è un negro che non esita a prendere a schiaffi una donna bianca, si dimostra moralmente e materialmente superiore ai compagni di sventura (bianchi), sopravvive agli zombie ma non ai fucili dei rangers (bianchi): le ultime scene del film non sembrano tanto la conclusione di una storia quanto immagini – con tanto di ganci da macellaio – di un linciaggio vero. Molto più orribile degli zombie.

La notte dei morti viventi, finale

La notte dei morti viventi, finale

Gli zombie e la diversificazione della paura
Il significato dello zombie nella fiction è polivalente. Può esprimere l’incubo del contagio collettivo, la disumanizzazione dei rapporti, la paura del diverso, i problemi legati agli immigrati, l’attesa dell’apocalisse (ricordiamo bene i tormentoni sui Maya e il dicembre 2012), l’intolleranza verso una società invivibile e il conseguente desiderio di una Fine e un Nuovo Inizio.
Alla base di un’apocalisse zombie, in genere c’è un virus. Più in generale, alla base di molte storie apocalittiche o postapocalittiche c’è un virus (o similari), basti pensare ai classici come Morte dell’erba, L’ombra dello Scorpione, Il quinto cavaliere, Il morbo bianco, eccetera. Più o meno a pari merito c’è quella nucleare: Un cantico per Leibowitz, Il simbolo della rinascita, La strada (sebbene anche McCarthy abbia i suoi “zombie”: sono gli antropofagi “organizzati”), Cronache del dopobomba, L’ultima spiaggia, Il lungo silenzio e tanti altri. Le tematiche di un olocausto provocato da bombardamento chimico-batteriologico-atomico sono fiorite nel periodo della guerra fredda, quando le superpotenze USA e URSS misuravano i rispettivi muscoli. Tuttavia, cessato l’allarme totale, si sono insinuate nell’inconscio collettivo altre paure: una delle principali è quella della pandemia, rinfocolata da situazioni sanitarie quali la “mucca pazza”, la SARS, l’aviaria, l’antrace, l’H1N1, l’Ebola. Ma perché l’apocalisse/pandemia zombie ha un fascino particolare rispetto alle altre?

Pandemia Zombie di @AngelOfSuicide

Pandemia Zombie di @AngelOfSuicide

Forse la risposta è nella necessità, dopo traumi collettivi come l’11 settembre, di un nemico tangibile: virus “normali” e fallout radioattivo non ricadono sotto i cinque sensi, non si sentono e non si vedono, se ne avvertono solo gli effetti. Che si subiscono. Lo zombi invece è concreto, orribile, materiale. Lo vedi barcollare, annusi la sua puzza di cadavere, ne senti i gemiti e il morso letale: è un nemico contro cui, finalmente, si può combattere. Ma è anche il mostro dei mostri: come dice Manuel Loureiro in un’intervista:

“Rispetto ai vampiri o agli angeli, che sono esseri affascinanti ma un po’ decadenti, lo zombie è diverso. Non è bello, non è intelligente, non è veloce, non vola, non è ben vestito, non è un seduttore. E’ impacciato e ha un aspetto ripugnante ….Ma risulta il mostro finale, perché è l’unico che non può essere davvero sconfitto. Pensateci. Un vampiro può essere eliminato con un paletto conficcato nel cuore. Un licantropo con una pallottola d’argento. Ma non c’è niente che possa davvero fermare un’epidemia zombie. Niente. Si può ucciderne uno, dieci, persino mille… ma loro continueranno inesorabilmente ad arrivare a migliaia, 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. […] Inoltre uno zombie non è un tipo strano che appartiene a una sorta di nobile élite come il vampiro. Le orde di zombie sono costituite da gente comune. Chiunque potrebbe essere uno di loro, se gli tocca in sorte di venire contagiato. E questo è davvero inquietante …..”

La narrativa zombie degli ultimi decenni
Negli ultimi decenni, in particolare dal 2000 ad oggi, la produzione narrativa in tema zombie è vasta, con vari tipi di approcci al tema. Ne citiamo alcuni. Nel 1983 esce il romanzo Pet Sematary di Stephen King (ispirato a The Monkey’s Paw di William Wymark Jacobs, 1902) dove il ritorno dei morti – e se sono bambini fa ancora più paura – è dovuto a un’antica maledizione e circoscritto a un piccolo cimitero della provincia americana: l’orrore si manifesta dentro le mura di casa, la pandemia zombie per il Re dell’Horror arriverà con Cell nel 2006. cellIl tentativo è maldestro ma il messaggio di una paura nei confronti del lato disumanizzante della tecnologia è chiaro. Abbiamo il singolare Pontypool Changes Everything (1995) di Tony Burgess, dove si diventa zombie parlando. Un altro esempio arriva con lo strano e tristissimo romanzo d’esordio di John Ajvide Lindqvist, L’estate dei morti viventi (2005), una storia che parla di amore e pietà invece che terrore e violenza: la persona amata che si credeva persa per sempre è tornata ma non è più la stessa: meglio “lasciarla andare”.Lestate-dei-morti-viventi
Dopo un periodo di calo d’interesse si passa, all’alba del terzo millennio, a produzioni d’impatto molto più scenografico e action. Negli USA escono nello stesso periodo: The Rising (2003) – seguito da City of the Dead (2005) – di Brian Keene, corredato in seguito da una raccolta di racconti brevi, The Rising- Selected Scenes from the End of the World (2007);- il film 28 giorni dopo (2002/2003) e il primo numero del fumetto di Robert Kirkman, The Walking Dead (ottobre 2003). Da notare come l’incipit di 28 giorni dopo sia sostanzialmente uguale a quello di TWD, fumetti e serie TV.
La zombie mania esplode. Volerla associare a quanto è accaduto negli Usa e nel mondo in quel periodo esula dallo scopo di questo articolo, ma è indubbio che almeno l’attentato delle Torri Gemelle abbia provocato un cambiamento drastico nella sensibilità occidentale e nella sua percezione del pericolo.

The Walking Dead

The Walking Dead

David Moody inizia nel 2001 la sua serie Autumn che si conclude nel 2012. Tra gli altri romanzi a tema, Patient Zero (2009, serie di Joe Ledger) e La notte degli Zombie (2011) di Jonathan Maberry, Word War Zeta (Max Brooks, 2007: una fake- nonfiction che attualmente rappresenta la sintesi più drammaticamente verosimile di un’apocalisse zombie), Diario di un sopravvissuto agli zombie (J.L. Bourne -trilogia), Apocalisse Z (Manuel Loureiro – trilogia). Epidemia Zombie (Recht, Z.A. – trilogia), Il primo giorno (Rhiannon Frater, 2011 – trilogia), Zona Uno (Colston Whitehead, 2011) e altri. Inoltre, varie antologie di racconti e novelization: The Walking Dead (Robert Kirkman e Jay Bonansinga, L’ascesa del Governatore, 2011; Una strada per Woodsbury, 2012) e di Resident Evil (The Umbrella Conspiracy,1998; Caliban Cove, 1998; City of the Dead, 1999; Underworld, 1999; Nemesis, 2000; Code Veronica, 2001; Zero Hour, 2004).
Non manca lo young adult, come la serie di Benny Imura (Rot &Ruin, Dust&Decay, Flesh&Bones, Fire&Ash), sempre di Maberry, Alice in Zombieland (Gena Showalter, 2013), La foresta degli amori perduti (Carrie Ryan, 2011). Riscuotono interesse – e continuano a essere pubblicati – i “manuali per la sopravvivenza”: Manuale per sopravvivere agli zombie (2006) e Attacchi documentati (2010) di Max Brooks; The Zombie’s Survival Guide di Calvin A. L. Miller II e Alan R. Gandy (2010); The Zombie Shooting Guide: Survival Training for the Worst-Case Scenario di Mark Greenman (2013); Surviving the Not-Dead Undead: A Zombie Survival Guide di Brandon Lowery e Patrick Spencer (2013); The Zombie Rule Book: A Zombie Apocalypse Survival Guide di Tony Newton (gennaio 2014).wwz E la lista continua. Compaiono anche il comedy survival horror : la serie Living with the Dead di Jesse Petersen. Lo zombie –paranormal, Gli zombie non piangono di Rusty Fischer (2012); lo zombie-romantico dal Punto di Vista dei Morti: Warm Bodies e New Hanger di Isaac Marion, molto meno zuccherosi di quanto si potrebbe pensare e metafora sull’incomunicabilità e la morte dei rapporti umani.  Il mashup: Orgoglio pregiudizio e zombie (Seth Graham Smith, 2011). L’arte figurativa zombie: Zombies: A Record of the Year of Infection, scritto da Don Roff e illustrato da Chris Lane nel 2009. Lo steampunk/clockpunk zombie: Boneshaker, di Cherie Priest (2009). E chi più ne ha più ne metta… Gli Z-novel continuano anche negli anni successivi. In Italia arriva Zona Uno di Colson Whitehead (2013), protagonisti gli spazzini di zombie (vivi o morti), Epidemia zombie (serie di tre volumi),  la serie Ex-Heroes ovvero Supereroi Vs Zombie (non poteva mancare). Nel 2015 esce Cronache Zombie di Jonathan Maberry, con le avventure complete di Benny Imura &co.

Astonished young man, gothic zombie look, people diversity

Nel marzo 2016 esce Brink of Extinction, di  Nicholas Ryan, un libro zombie senza gli zombie: la storia è ambientata ad apocalisse avvenuta. Nello stesso anno abbiamo: J. Boyett con The Unkillables, ovvero gli zombi al tempo dei cavernicoli, Ricky Fleet con Hellspawn, N.M.Lane con Unnamed Feeling,  Jeremy Dyson con Rise of the Dead, Joseph Talluto con Born in the Apocalypse, Omega days di John L. Campbell con preti combattenti e suore zombie. E altri .
Continuano a trovarsi in rete siti, blog e pagine FB che forniscono consigli (più o meno ironici) riguardo l’allerta Zom, organizzano raduni, mostre di quadri e così via. L’onda lunga dei non morti della narrativa sembra però arrivata alla spiaggia: non ci sono titoli capaci di esaltare folle, a quanto sembra. Va meglio con il cinema e le serie TV: per The Walking Dead si aspetta la settima stagione. Una citazione a parte per il libro Les Revenants di Loris Campillo (2004) di cui è stata tratta una serie TV francese: niente corpi putrefatti, niente “I want brain”ma semplicemente e letteralmente dei morti che ritornano, con un sapore vagamente fantascientifico. L’unica cosa in tema Zombie che esce davvero dall’ordinario è un film: ContagiousEpidemia mortale, a cui preferisco Maggie, il titolo originale.Maggie-review Uscito nelle sale nel 2015 e interpretato magistralmente da  Arnold Schwarzenegger e Abigail Breslin. Maggie parla di zombie ma come metafora: lo strazio di un genitore che vede un figlio consumarsi a poco a poco senza rimedio, e che si trova davanti l’ultima terribile scelta. Non ha avuto purtroppo molto successo di pubblico e critica.
Ma gli autori italiani cosa scrivono ?L’argomento merita di essere trattato a parte, ma almeno un nome lo voglio fare subito: nel 2013 esce in ebook Diario di guerra contro gli zombie, firmato Nicola Furia: uno pseudonimo perché questo è il nome del protagonista. Con questo romanzo abbiamo lo spunto per un’ulteriore riflessione: esiste un altro possibile motivo alla base del successo “apocalisse zombie”, latente in molti romanzi di genere ma qui espresso con sincerità sconcertante: la società attuale viene percepita intollerabile e quel che ne consegue è il desiderio di fare piazza pulita: una sorta di delirante“muoia Sansone e tutti i filistei”. La fine di “questo” mondo diventa quasi una speranza, perché un’ apocalisse zombie potrebbe portare libertà e uguaglianza, finalmente “giustizia”. Sarebbe anche possibile pareggiare quei conti, a lungo rimasti piantati in gola, in nome della legge del più forte-furbo-veloce nel sopravvivere. Eliminare i deboli, selezionare i produttivi. Sterminare i non socialmente utili, che siano zombie o meno.zombie-crowbar-survivor

Dal web:

“Se sopravvivo alla fase critica, da lì in poi sarò io a comandare tutto quello che mi circonda, se costruisco una barricata “salva-vita” non dovrò chiedere il permesso al comune, se voglio fare esplodere una casa per divertimento o dargli fuoco nessuno potrà farmene pagare le conseguenze. Se per caso mi imbattessi in un musulmano, africano, asiatico e quello non mi piacesse a pelle potrei ucciderlo colpendolo quando meno se lo aspetta (una volta che mi sono conquistato la sua fiducia, tradirlo ed ucciderlo sarebbe davvero un eccelsa sublime sensazione). E non ci sarebbe nessuno, nessuno che potrebbe giudicarmi”.

Il concetto è quello (aumentato in potenza) di Untermenschen, ovvero subumani: termine usato nell’ideologia nazista per indicare i popoli inferiori e quindi passibili di sterminio. Attenzione a chi usa questa parola, non promette bene. Himmler in un discorso alle SS disse queste parole:

“I nazisti devono creare una nuova morale, rude e brutale, che ignori la compassione e i problemi di coscienza. Si prova forse rimorso a schiacciare uno scarafaggio? No.
Gli oppositori del nazismo sono scarafaggi, esseri nocivi e abietti. Distruggerli, non solo non è peccato, ma significa operare per il bene comune, agire a favore della razza e della nazione tedesche.
Zingari, ebrei, pazzi ed emarginati, la lista di coloro che si dovrà imparare a maltrattare senza battere ciglio, a umiliare, a torturare e, per finire, ad asfissiare nella totale impunità e senza l’ombra del minimo rimorso, è lunga”untermenschen

 

Dagli zombie sessantottini di Romero siamo passati a un’auspicata fine del mondo senza più morale o legge tranne quella del più forte, possibilmente ben armato.
Per fortuna c’è ancora chi la pensa diversamente. Lo spiraglio di luce è visibile in un altro romanzo uscito in Italia nel 2013: Angeli e Zombie, di Alden Bell. Il titolo originale è The Reapers are the Angels, ovvero “gli zombie sono gli angeli”. E, sottinteso, i veri mostri come sempre sono gli uomini.

N.B: questo articolo nella sua prima versione è stato pubblicato su Effemme N.   DelosBooks

Fonti

American Zombie Gothic : The rise and fall (and rise) of the walking dead in popular culture [Kyle William Bishop]
L’alba dei morti viventi [Danilo Arona, Selene Pascarella, Giuliano Santoro]
http://giallo.blog.rai.it/2013/12/10/loureiro-svela-il-segreto-delle-storie-di-zombie/
(6/1/2014)
http://www.fantasymagazine.it/notizie/13093/neil-gaiman-bitter-grounds-e-zombie/
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20130727072658AAzOtDo
(6/1/2014)
http://www.kickstarter.com/projects/22092473/the-map-of-zombies

http://sopravvivenzazombie.blogspot.it/ ( visualizzato il 6 gennaio 2014)
https://www.facebook.com/sopravvivenzazombie (6/1/2014)
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Manuali:Sopravvivere_agli_zombie (idem)
http://affreschidigitali.blogosfere.it/2012/11/apocalisse-zombie-linfografica-fondamentale-per-sopravvivere-al-contagio-e-trovare-le-armi-giuste.html (idem)
http://www.pinterest.com/holayana/emergency-anti-zombie/ (idem)
http://zombie.wikia.com/wiki/Melee_weapons (idem)
https://www.facebook.com/pages/Anti-Zombie-Apocalypse/154937491196637 (idem)
http://www.zworld.it/corso-sugli-zombie-alla-stanford-university/ (idem)
http://www.zworld.it/pittura-zombie/

 

 

 

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