Stephen King e l’universo Torre Nera

La Torre Nera

La Torre Nera

La saga della Torre Nera di Stephen King costituisce uno degli esempi più singolari di serie trans mediale fantastica ideata negli ultimi decenni, per ambientazione, sviluppo e struttura: otto romanzi, un racconto, otto miniserie a fumetti, il gioco online Discordia e moltissimi collegamenti con altre opere dell’autore, dove compaiono integrazioni alla trama principale. E’ difficile stabilire l’arco temporale “dentro” e “fuori” la storia: nell’universo di Roland il “quando” e il “dove” non sono sempre perfettamente definiti e lo svolgimento dell’opera, iniziato nel 1982, non sembra ancora terminato.

Le fonti ispirative

The man in black...

L’Uomo in Nero fuggì nel deserto, e il pistolero lo seguì.
[La Torre Nera, vol 1-8]

La storia di Roland, dei suoi compagni e del Medio-Mondo nasce negli anni sessanta con un film e un volto. Il film si intitola Il Buono, il Brutto e il Cattivo, il volto è quello del “Biondo”, Clint Eastwood. Il più famoso degli spaghetti –western di Sergio Leone ha lasciato il segno nelle generazioni a seguire: nel nostro caso, un giovane Stephen King vede la pellicola in un cinema semi-deserto di Bangor, nel Maine, e ne resta folgorato.

Clint Eastwood

Clint Eastwood

Nell’introduzione alla nuova versione di L’ultimo cavaliere (2003) intitolata Sull’avere diciannove anni, King scrive:

“… Prima ancora di essere arrivato a metà, capii che quello che volevo scrivere era un romanzo con la magia di Tolkien e, come scenario, il West quasi assurdamente maestoso di Sergio Leone. […] Su uno schermo cinematografico, Clint Eastwood sembra alto sei metri e le canne delle pistole sono grandi più o meno quanto l’Holland Tunnel.”

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Childe Roland, di Edward Burn Jones

L’ambientazione della Torre Nera nasce quindi con un imprinting assolutamente particolare: il West – si può essere più americani di così? –percorso da una quest alla J.R.R.Tolkien, dove la Compagnia dell’Anello è sostituita dal Ka-tet dei Pistoleri e al posto di elfi, nani e mitologia norrena troviamo saghe arturiane e l’atmosfera postapocalittica – perfettamente compatibile con le ansie moderne – della Waste Land di T.S. Eliot.
Il risultato, come era nei desideri dell’autore, è un lungo, lunghissimo romanzo sia epico che popolare, destinato a trasformarsi in una sorta di “metatesto”. Il protagonista è un alto, laconico, micidiale pistolero alla Eastwood, bruno e maniacale come forse lo stesso King a vent’anni.
Ma non è tutto. Alla nascita di Roland Deschain concorre un ulteriore elemento: il poemetto di Robert Browning intitolato Childe Roland alla Torre Nera giunse, opera derivata da un intricato complesso di poemi cavallereschi, tragedie shakespeariane e fiabe del folklore anglosassone. Le immagini più significative di quello che Browning afferma essere un proprio incubo restano impresse nell’immaginario creativo di Stephen King, che le trasferisce pari pari nella sua saga: Il cavaliere Roland, il suono del corno da guerra, i fantasmi dei compagni morti, la resa dei conti davanti all’obiettivo della lunga quest, la Torre Nera.

Roland, la Torre e il KaDarkTower 2
Roland Deschain è l’ultimo paladino della stirpe di Eld (fondata dal semi-mitico Arthur Eld) al servizio di un’entità positiva chiamata Il Bianco. Il suo è un ordine western-cavalleresco i cui appartenenti sono chiamati Pistoleri (Gunslingers) e posseggono le rarissime pistole – tramandate di padre in figlio – ereditate dal Tempo-che-fu. Il compito di Roland consiste nel salvare ciò che resta del suo mondo dal piano diabolico del Re Rosso, e per questo deve raggiungere e proteggere la mitica Torre Nera, dove il grande nemico risiede per distruggerla.

Uno dei servi del Re Rosso viene nominato, in particolare, nella prima frase del primo libro e nell’ultima del settimo: l’Uomo in Nero.

L'Uomo in Nero

L’Uomo in Nero

Roland è l’anti-eroe per eccellenza, ne presenta i tratti tipici: protagonista indiscusso dell’intera saga, possiede difetti e fragilità umane ma anche grinta, è disilluso nei confronti della società che lo circonda e spesso cerca riscatto o vendetta più per soddisfazione personale che per il bene della collettività. Ha una propria morale votata al bene ma molte volte, a differenza del classico eroe tragico, non sceglie ciò che è moralmente giusto bensì ciò che serve i suoi fini: le sue caratteristiche – per esempio il cinismo e la violenza – lo avvicinano a quelle del “villain” ma sono temperate da tratti più umani, persino nobili, anche se le motivazioni “alte” vengono perseguite secondo la filosofia “il fine giustifica i mezzi”. Una morale assai complessa quindi, di frequente contraddittoria e caratterizzata dal rifiuto di valori tradizionali, che porta il nostro anti-eroe a macchiarsi di colpe e a doverle espiare.aeffcc48881524c06bcaf497266d39f9
La meta del lungo viaggio di Roland, o meglio la sua ossessione, sorge su un prato di rose rosse che cantano: è una Torre altissima e scura, lungo il cui tronco si aprono infinite finestre poste a spirale, lampeggianti di luce blu elettrico; a ognuna di esse corrisponde uno dei molteplici mondi paralleli del Macroverso. La Torre è il cardine di tutti gli universi, controlla il tempo e lo spazio, esiste fisicamente nel mondo di Roland e sotto diverse sembianze negli altri (come rosa nel cosiddetto Mondo  Chiave, il nostro).

 

In una terra vuota e popolata di uomini vuoti, Roland non cerca la Torre perché è giusto, ma perché costituisce l’unica cosa – uno scopo – che può farlo sentire reale dove non c’è più nulla di solido o certo. Nulla tranne il cavaliere e la sua determinazione.
Roland non è solo nella sua ricerca: a lui si affiancano tre personaggi (Jake, Eddie, Susannah) estratti da diversi “quando” e “dove”, più una piccola mascotte animale, Oy. Insieme formeranno un Ka-Tet: “Noi siamo ka-tet, siamo uno da molti” dice Roland, ovvero un gruppo legato insieme dal Ka (il destino) e che ha condiviso il Khef, ovvero l’acqua della vita.
Il concetto di Ka è presente in molte opere di King, anche in quelle non strettamente collegate alla Torre Nera.  Forza inarrestabile, amico della buona quanto della cattiva sorte, il Ka non è predeterminazione assoluta ma le singole capacità umane non bastano a cambiarne il disegno: occorre un’alleanza di spiriti e intenti, oltre alla facoltà consapevole di affrontare ogni conseguenza. Occorre appunto un Ka-tet.
Il termine Ka (presente nella mitologia egizia per indicare la forza vitale) e i suoi derivati Ka-tet, Ka-shume, Ka-mate, Can-Ka-No-Rey ecc. fanno parte della cosiddetta Lingua Alta ideata da King, conosciuta e parlata dai Pistoleri e pochi altri.

Ambientazione 

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L’ambientazione che caratterizza l’intera serie si gioca tutta nei primi tre volumi: un fantasy – western distopico, o meglio postapocalittico, con elementi horror e fantascientifici. Volendo riassumere, un esempio di proto-new weird.
King ammette di non aver avuto idea di dove sarebbe andato a parare quando ha iniziato a scrivere la storia:

“La mia roba migliore più che dalla testa è venuta dal cuore… o dalle viscere, luogo da cui scaturisce la più potente scrittura emotiva”.

Arthur Eld

Arthur Eld

Di sicuro, una pianificazione a priori non c’è stata: la saga nasce da una singola scenografia iniziale e vuole esplorare un’emozione primaria più che estrapolare dal mondo delle idee cognitive; lo sfondo cosmologico- mitologico si svela nel progredire dei volumi attraverso indicazioni spesso frammentarie e la trama è plasmata in modo tutto sommato estemporaneo. Non a caso fra il IV e V volume è stata scritta una prima guida – The Dark Tower: A Concordance I, di Robin Furth – per fare un po’ di ordine e aiutare King a orientarsi senza contraddizioni nel proseguo della saga – a cui ne è seguita una seconda, The Dark Tower: A Concordance II, dopo la pubblicazione del VII volume. Queste due mini-enciclopedie sono state in seguito riunite in un libro unico, The Dark Tower: A Complete Concordance (2006).
In sintesi, il mondo di Roland è un insieme di terre e mari che galleggiano nel Prim, il magico brodo primordiale della creazione. Dal Prim è originato Gan – lo spirito della Torre Nera – generatore dell’universo fisico e creatore del tempo. L’onda del Prim ha lasciato sulla terra vari elementi arcani, tra cui i sei Vettori, che assicurano il giusto svolgere del tempo, tengono unita la realtà e separati i molti universi che la compongono, nonché il loro cardine, la Torre. Queste strutture fondamentali sono state a un certo punto compromesse dai Grandi Antichi, responsabili della distruzione totale del cosiddetto Mondo-che-fu.I sopravvissuti si sono riorganizzati in una sorta di feudalesimo western – Arturiano: Arthur Eld, eroe glorioso, possiede una spada chiamata Excalibur (da cui saranno fabbricate le famose pistole dal calcio in sandalo) e fonda un ordine cavalleresco votato al Bene e alla difesa dei deboli, i cui appartenenti sono impegnati moralmente a offrire “aiuto e soccorso” secondo un preciso cerimoniale. In sostanza, abbiamo quelli che King chiamerebbe i “gemellanti” di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, con Gilead al posto di Camelot. Mid-World-Map

Troviamo varie regioni: l’Entro Mondo, anticamente governato dall’Affiliazione e diviso in Baronie (tra cui quella di Gilead), il Medio Mondo, nel quale si svolge la massima parte della quest, il Fine Mondo dove, in un campo di rose rosse, sorge la Torre Nera, e le Terre di Confine. Si parla anche di Oltre Mondo, termine metaforico per indicare tutto ciò che è al di fuori delle zone “civilizzate”. Al tempo di Arthur Eld questi territori erano uniti e formavano il Tutto Mondo.
Nello svolgimento della saga, il termine “Medio Mondo” ha assunto un significato più generale, sostituendosi a quello di Tutto – mondo: l’intero mondo di Roland, l’unico nel quale la Torre esiste fisicamente e dal quale è possibile entrarvi.

La distopia e il postapocalittico

Terre desolate
Lo scenario in cui per la prima volta incontriamo Roland Deschain è un mondo “andato avanti” e svuotato di tutto, principalmente di vita: deserti e praterie spoglie dove l’unica cosa che cresce è l’erba diavola, sentieri semi scomparsi sotto un sole che non sempre sorge a ovest e spesso tramonta a sud est, masserie abbandonate e pochi sparuti abitanti di confine, malati o pazzi. Non solo il mondo fisico sembra cadere a pezzi ma anche il confine fra vita e morte, fra reale e irreale: il Pistolero viaggia in luoghi infestati da demoni del presente e del passato.

La Torre, la Rpsa e il Fine Mondo

La Torre, la Rosa e il Fine Mondo

Le città sono in rovina, con abitanti segnati da malattie e alterazioni (Tull), infestate da esseri mostruosi (Eluria), simili a incubi postatomici (Lud), sterminate da terribili pandemie create in laboratorio (Fedic), caratterizzate da nascite deviate (Calla Bryn Sturgis, Hambry). Gilead della Baronia di Nuova Canaan, luogo di nascita di Roland, ha l’aspetto di una città medievale fortificata dove antichi macchinari e persino la luce elettrica a volte funzionano ancora. Ma, come sappiamo, si tratta di una città-che-fu già all’inizio della storia. La distopia di questa ambientazione ha una matrice degna dei migliori scenari da fine del mondo: l’Imperium dei Grandi Antichi, forte e potente circa tremila anni prima degli eventi della saga, è stato responsabile di esperimenti magico –tecnologici aberranti dai quali è derivata una catastrofe planetaria.

nuclear apo Guerre nucleari, biologiche e chimiche, armi di distruzione di massa e qualcosa di “altro” ancora più terribile hanno posto drammaticamente fine al Prima. Ciò che sopravvive è una società feudale con resti tecnologici spesso più pericolosi che utili, vaste terre contaminate, generazioni di mutanti umani e animali, creature magico-demoniache, intelligenze artificiali quanto mai inquietanti, antichi laboratori dove tecnologia e magia coesistono.

I Dogan, di Grgor Hill

I Dogan, di Gregor Hill

Il Medio Mondo possiede infatti varie eredità dei Grandi Antichi, per la maggior parte equivalenti alla spazzatura aliena raccontata in Roadside Picnic di Arkady e Boris Strugatsky: rottami incomprensibili, campi petroliferi abbandonati, hangar arrugginiti, qualche macchinario a stento funzionante, antichi laboratori (i Dogan) dove magia e tecnologia ancora coesistono. I cardini della realtà, i Vettori, sono stati contaminati e gli ultimi due superstiti (Orso e Tartaruga) sono prossimi a infrangersi, mentre i dodici portali alle loro estremità – altrettanti passaggi verso mondi paralleli – sono presidiati da animali-cyborg malati e impazziti. Questi elementi distopici compaiono già nel primo volume della saga, L’ultimo cavaliere, vengono ampliati con forza nei successivi La chiamata dei tre e Terre desolate, li ritroviamo costanti fino al settimo volume: ne risulta un’ambientazione in cui accanto all’elemento fantasy/magico è evidente quello postapocalittico.
Il western

Tull

Il sapore iniziale è quello del Vecchio West americano ma il retrogusto che affiora è inquinato da elementi gothic: abbiamo un cowboy pistolero simile a un cacciatore di taglie, ma l’uomo che insegue è un negromante. La prima città che incontriamo è Tull, a prima vista un classico western con poche case e una strada in mezzo, ma i suoi abitanti hanno indubbiamente qualcosa di strano: almeno uno di loro è uno zombie. Nel saloon, fra ubriachi e prostitute, il pianista non suona Oh Susannah! bensì una versione modificata di Hey Jude dei Beatles. Anche la Stazione di Posta, punto nodale della narrazione, rispetta i cliché ma al suo interno troviamo una pompa idrica in acciaio perfettamente funzionante (energia atomica?) marchiata North Central Positronics, i viaggiatori che ci arrivano provengono in genere da altri mondi e sono morti almeno una volta.
In sostanza, nei primissimi volumi la storia di King ricalca la formula di Browning, ma al posto di un poema romantico-dark abbiamo un western- dark: l’ibrido nato da un genere ormai datato e innestato nelle terre irrazionali del fantastico, dove gli ideali di un tempo sono definitivamente sbiaditi e sostituiti da altro.

Stazione di Posta

Stazione di Posta

Nel prosieguo della saga quest’atmosfera purtroppo si perde. Nel IV volume troviamo ancora una scenografia vagamente texana, ma poi King cambia tono, passa ad ambientazioni improntate più all’azione, inizia a saltare fra mondi ed epoche, mette se stesso nella storia come un deus ex machina: si intuisce la voglia di dire tutto quello che resta non importa come, e di finire la storia. Peccato.
Il fantascientifico
Già di per sé la proiezione di un futuro collassato in un universo multidimensionale – con misteriosi accenni alla tecnologia del ventesimo secolo in qualche modo infettata – rientra nel genere fantascientifico ma King aggiunge altri elementi volutamente espliciti:

Cybo-Gunslinger

Cybo-Gunslinger

spade laser prese pari pari da Star Wars accanto alle pistole dal calcio in sandalo (science-fiction western?), bambini e adulti con poteri psichici “modificati” (i Frangitori), treni monorotaia senzienti assurti al ruolo di Ghost in the Machine (Blaine il Mono), cavalieri robot con la faccia del Doctor Doom, società quali la North Central Positronic (specializzata nelle simbiosi tecno-magiche), telecinesi, viaggi nel tempo, fra universi paralleli, porte e portali che si aprono al momento giusto fra epoche diverse e diversi destini…

B

Blaine il Mono

Troviamo molte versioni di New York in altrettanti universi paralleli: quella nel Medio – mondo è Lud, postapocalittica e impazzita (il nome potrebbe essere un ironico riferimento al movimento luddista e alla lotta contro le macchine). Un’altra è quella annientata dalla superinfluenza di L’ombra dello scorpione. Una terza, dove si beve Nozz-A-La invece di Coca Cola ed esistono auto Takuro Spirit; una quarta appartenente al Mondo Chiave, il nostro: la sensazione è vivere più ucronie in contemporanea. Il lato fs non è abbandonato da King neppure nell’ultimo volume pubblicato, The Wind Through the Keyhole, di stampo decisamente fantasy: il giovanissimo pistolero Tim viene aiutato nella sua quest da un GPS parlante di nome Daria, fabbricato dai Grandi Antichi. Anche qui, come per gli automi Andy (messaggero – molte altre funzioni) di Calla Bryn Sturgis, Nigel di Fedic, (un “Robot di Asimov” prodotto dalla NCP) e Bill Tartaglia di Empathica, la tecnologia avanzata si mixa con una capacità senziente simil-umana.

Il fantasy
I requisiti per definire fantasy la saga della Torre Nera sono presenti dal primo volume. L’Uomo in Nero (con tutti i suoi alias) è uno stregone e predice a Roland il futuro con i Tarocchi, ma le carte del mazzo non sono tutte convenzionali: assieme all’immancabile Torre e Morte, escono il Navigante, La Signora delle Ombre, il Prigioniero. Nel quarto romanzo, La Sfera del Buio, troviamo un riferimento a Il Mago di Oz di L. Frank Baum così evidente che i personaggi stessi pensano di essere finiti nel mondo di Dorothy con tanto di Palazzo di Smeraldo. Ma quello che vivono non è una favola, visto che ad attenderli ci sono i nemici di sempre.Tarot Man

Incontriamo anche cerchi di pietre vagamente druidici, demoni e succubi: il risultato è un mondo dark fantasy ai cui colori lividi e scuri si adattano perfettamente le vicende spesso tragiche dei personaggi.
Più in generale, nel Medio Mondo la magia è all’inizio del tempo e si chiama Prim, il calderone primordiale da cui scaturiscono Gan e la Torre Nera; ma poiché ogni incantesimo ha un volto luminoso e uno oscuro, dalle sue acque profonde emergono creature inquietanti, alcune mostruose altre apparentemente umane. Una di queste si chiama Maerlyn…
Nell’arco della saga, i volumi più spiccatamente fantasy per caratteri e ambientazione sono il IV, La Sfera del Buio, e l’VIII, The Wind Through the Keyhole: entrambi hanno una costruzione “storia nella storia”, che permette l’inserimento di flashback e trame collaterali. L’atmosfera è decisamente dark nel primo, più fiabesca nel secondo.

il Pompelmo di Maerlyn

il Pompelmo di Mayerlin

La storia narrata in La Sfera del Buio si svolge nella Baronia di Mejis, un Texas parallelo, dove le stagioni corrispondono ai diversi volti della luna e si celebrano antichi roghi rituali come il Char-you –tree. Qui troviamo l’archetipo classico della strega cattiva: Rhea del Coos è vecchia e brutta, prepara pozioni e lancia incantesimi attraverso un medaglione, i suoi famigli sono un serpente e un gatto a sei zampe e coda bifida. Alleata del re Rosso, a lei è affidata la custodia di un’inquietante sfera magica e soprannominata Pompelmo Rosa.
I rimandi fra l’Universo Torre Nera e le saghe arturiane continuano nella figura del mago per eccellenza, un “gemellante” di Merlino; definito il Senza Età, è dotato di poteri enormi non sempre volti al bene, concetto del quale non ha percezione: essendo creatura non umana, la sua natura possiede la neutralità vorticosa del caos. In The Wind Through the Keyhole è una presenza positiva, ma sappiamo che tra i suoi artefatti ci sono le dodici (o meglio tredici) sfere malefiche chiamate Iride del Mago. Ognuna di esse ha un diverso colore e contiene una diversa forma di magia corrotta: conosciamo il Pompelmo Rosa, che porterà Roland sull’orlo della pazzia (l’ossessione del Pistolero inizia infatti quando, intrappolato nella realtà della sfera Rosa, vede la Torre e il proprio destino). Senza dimenticare la famigerata Tredici Nera, non certo un portafortuna.

La caduta di Gilead

La caduta di Gilead

Gli artefatti magico – mitologici presenti in tutta la saga sono diversi: il corno di Eld, perduto da Roland durante la tragica battaglia di Jericho Hill, la sköldpadda, una statuina a forma di tartaruga col potere – derivato dal guardiano del vettore Maturin – di ipnotizzare chiunque la guardi (nel linguaggio Alto è un can tah, ovvero un “piccolo dio”). L’ottavo romanzo, The Wind Through The Keyhole, più una favola in stile fratelli Grimm che un epic-dark-fantasy, è un campionario di elementi tipici: una foresta misteriosa piena di pericoli, draghi e incantesimi, maligne fatine alate, creature fantastiche e mostruose, l’Uomo in Nero – qui col nome di Covenant Man – e una grossa magica tigre. Il sapore è molto simile a quello di Gli Occhi del Drago, altra immersione fantasy strettamente correlata alla saga della Torre Nera. Non mancano riferimenti a oggetti caratteristici di altre serie fantasy molto note: le Sneetches, ovvero le bombe “modello Harry Potter” usate in I Lupi del Calla, sono un chiaro riferimento al boccino d’oro del gioco del Quidditch.

L’horror
Stephen King è sempre stato considerato un tipico autore horror, anche se più che vera e propria paura le sue storie comunicano angoscia.danse macabre Nel saggio Danza Macabra del 1981 l’autore individua quattro archetipi germinali del genere horror (il Vampiro, il Licantropo, La Cosa senza Nome, il Fantasma) e fornisce la propria teoria sui “livelli” che lo caratterizzano.

“Considero il terrore come la migliore emozione e quindi cercherò di terrorizzare il lettore. Ma se scopro che non ci riesco cercherò di provocare orrore, e se non posso inorridire vado sul disgustoso”.

Terrore, orrore e repulsione possono essere semplificati in due tempi distinti, uno più grossolano e “urlato”, pieno di mostri e scene cruente, il secondo più sottile, inquietante come un sussurro nel buio: il momento che precede la rivelazione del mostro e che fa correre brividi lungo la schiena.

Il Re Rosso

Il Re Rosso

Nella Torre Nera i modelli classici compaiono in abbondanza: mostri millenari, demoni -ragno, succubi sessualmente voraci quanto fecondi, mutaforma, succhiasangue tradizionali e vampiri psichici, spiriti murati in cantine pericolanti, ossa magiche e tanto sangue contribuiscono a creare quell’atmosfera di gotico moderno per la quale l’autore del Maine è famoso, ma di terrore proprio non se ne parla. Quanto all’orrore, cioè il “vedere il mostro”, il tentativo c’è, specialmente negli ultimi volumi, ma più che altro King sconfina nella repulsione, nello splatter: in altre parole, invece di sentire l’inquietante odore della morte, il lettore inciampa direttamente sul cadavere.
Troviamo comunque suspense e thriller, sovrannaturale, emozioni forti, storie di miserie umane: forse queste ultime sono una particolare, triste, forma di orrore.

Collegamenti

Alcuni collegamenti

Alcuni collegamenti

In una delle tante interviste, King ha detto:

“A un certo punto ho capito che tutto il contenuto dei miei libri era ispirato dalla Torre, un fulcro di tempo e spazio, un caso di vita”.

Vuoi un palloncino?

Vuoi un palloncino?

Infatti, osservando la considerevole bibliografia di questo prolifico autore, si può notare come la maggior parte delle sue opere siano collocabili nel Multiverso Torre Nera, in modo più o meno “consapevole”. Alcune forse non sono state scritte con questa intenzione, ma contengono comunque elementi dello stesso calderone ispirativo: Gli occhi del Drago ha in comune nomi e ambientazione, Il Talismano racconta il viaggio nei Territori, molto simili al Medio- Mondo (le affinità appaiono ancora più evidenti nel seguito La casa del buio e anche in La storia di Lisey), L’Ombra dello Scorpione e Le notti di Salem sono stati agganciati in seguito, come anche Mucchio d’Ossa. IT è un ragno mostruoso proveniente da altri mondi, forse generato dal Prim e poi scagliato nel Multiverso, e così via. In altri romanzi, i riferimenti sono voluti quanto espliciti: Rose Madder, sul cui sfondo appare la città di Lud, Insomnia, dove compaiono il Re Rosso e una profezia legata al destino della Torre, Desperation con i suoi orrendi can tah (piccoli dei) e il mostruoso Tak (can-tak, ovvero grande dio) giunto sulla Terra dal vuoto fra gli universi.

Carrie

Carrie

Allargandoci ancora, si potrebbe dire che La lunga marcia e Un uomo in fuga sono collocabili in alternativi futuri distopici, Carrie è forse una possibile frangitrice come Charlie l’Incendiaria o Danny Torrance di Shining. In sostanza, l’Affezionato Lettore kinghiano può partire dalla Torre e raggiungere qualsiasi “quando” e “dove”.
Considerazioni
Se L’ultimo cavaliere è un fantasy- western, La chiamata dei tre può essere definita uno sci-fi fantasy, Terre desolate una sf adventure, La sfera del buio un tragic romance, I lupi del Calla una storia tipo I Sette samurai/I Magnifici Sette, La canzone di Susannah una specie di horror show in tutte le sfumature che questa definizione può comportare e l’ultimo, La Torre Nera, una strana, malinconica conclusione soffusa di quella luce crepuscolare che contraddistingue molti lavori di King dopo il fatidico incidente del 1999.

La Torre Nera, di Michele Serra

La Torre Nera, di Daniele Serra

La saga della Torre Nera è un magnus opus discontinuo, segnato dalle esperienze che King ha maturato nell’arco di decenni. L’impressione è che, dopo il IV volume, l’autore abbia sentito il concludere la storia come un dovere e non più come un piacere.
Per chi ama Stephen King, qualsiasi cosa esca dalla sua penna viene letto comunque con avidità, spesso con soddisfazione, a volte con rabbia perché il livello non è sempre ottimale. In questo caso, l’evoluzione della storia narrata è talmente poliedrica e diversificata da accontentare molteplici gusti, interessare chi ama l’azione, l’introspezione o le storie d’amore, far sognare a qualsiasi età. L’unica avvertenza per l’uso è ricordare che King non piace a tutti. Lo ami o lo odi dalle prime righe. Ma se lo ami… che festa!


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N.B.

Questo saggio è stato pubblicato nella sua prima versione su Effemme 6, Delos Books, autunno 2012. Tutti i diritti riservati ©2012 Cristina Donati e Associazione Delos Books

Bibliografia
Romanzi:
1. La torre nera I: L’ultimo cavaliere (1982, edizione rivista nel 2003)
2. La torre nera II: La chiamata dei Tre (1987)
3. La torre nera III: Terre desolate (1991)
4. La torre nera IV: La sfera del buio (1997)
5. La torre nera V: I lupi del Calla (2003)
6. La torre nera VI: La canzone di Susannah (2004)
7. La torre nera VII: La torre nera (2004)
8. La torre nera VIII: Il vento nella serratura (2012) – cronologicamente collocabile fra il 4 e il 5 volume.

Racconti

Le piccole sorelle di Eluria (1998 – Legend) – cronologicamente collocabile prima di L’ultimo cavaliere

Fumetti

  1. La nascita del pistolero (febbraio 2007)
  2. La lunga via del ritorno (marzo 2008)
  3. Tradimento (settembre 2008)
  4. La caduta di Gilead (maggio 2009)
  5. La battaglia di Jericho Hill (dicembre 2009)
  6. Il Mago (speciale, giugno 2009)
  7. L’Ultimo Cavaliere – Il Viaggio Comincia (maggio 2010)
  8. L’Ultimo Cavaliere – Le Piccole Sorelle di Eluria  (dicembre 2010)
  9. L’Ultimo cavaliere – La Battaglia di Tull (luglio 2011)
  10. The Gunslinger – The Way Station (dicembre 2011)
  11. The Gunslinger – The Man in Black (giugno 2012)
  12. The Gunslinger – Last Shots (2013)
  13. The Drawing of the Three – The Prisoner (settembre 2014)
  14. The Drawing of the Three – House of Cards (marzo 2015)
  15. The Drawing of the Three – The Lady of Shadows (settembre 2015)
  16. The Drawing of the Three – Bitter Medicine (in corso di pubblicazione)

Opere collegate

Romanzi

Più evidenti

  1. Le notti di Salem – 1975:
  2. L’ombra dello scorpione -1978:
  3. Il Talismano (con Peter Straud) -1984:
  4. IT – 1986
  5. Gli Occhi del Drago -1987
  6. Insomnia -1994
  7. Rose Madder – 1996
  8. Desperation -1997
  9. I Vendicatori (come Richard Bachman) – 1997
  10. Mucchio d’ossa – 1999
  11. La casa del buio (con Peter Straub) – 2001

Meno evidenti

  1. Buick 8 – 2002
  2. Cell – 2006
  3. The Dome – 2009
  4. 22/11/63 –
  5. Revival –

Racconti

  1. Uomini bassi in soprabito giallo (1999 – Cuori in Atlantide)
    The Mist (1985 –Scheletri)
  2. Tutto è fatidico (2002 – Tutto è fatidico)
  3. La gente delle dieci (1993 – Incubi e Deliri)
  4. Ur, 2009 (ebook)

Saggistica

Danse Macabre

On Writing

Stephen King’s The Dark Tower: The Complete Concordance, Revised and Updated. Robin Furth, 2012

The Road to the Dark Tower: Exploring Stephen King’s Magnum Opus Paperback – 2004, Bev Vincent

Link utili

https://bensmind.wordpress.com/2012/03/

http://stephenking.com/darktower/connections/ 

 

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